Ripresa e progresso economico
La ripresa del 1933 fu modesta. Negli Stati Uniti la crescita fu più cospicua ma l’economia ristagnò nuovamente tra il 37 e il 38. Un boom economico si ebbe solo in Germania. Gli anni 30 furono un periodo di insicurezza anche dopo l’uscita dalla depressione e ciò è evidente soprattutto dai tassi di disoccupazione. Il quadro fu eterogeneo: il Sudafrica entrò in un periodo di espansione anche il Giappone visse un periodo di sviluppo sostenuto come il Canada mentre l’Australia registrò una crescita modesta.
L’industria automobilistica elettronica e chimica sostennero in gran parte la ripresa nei paesi più industrializzati ma in parte anche quella meccanica. Insieme i quattro maggiori produttori europei di automobili Regno Unito Italia Germania e Francia producevano in media negli anni trenta un quarto delle automobili Americane mentre nel 38 l’industria automobilistica Americana fu il maggior acquirente di acciaio in barre e lamine ferro leghe benzina gomma cristallo nichel piombo ecc.
L’Europa recuperò lo svantaggio accumulato nei confronti degli Stati Uniti anche nella produzione di altri beni di consumo durevoli quali aspirapolveri lavatrici frigoriferi grammofoni radio e telefoni con l’espansione dell’industria elettrotecnica. Dovevano essere costituite le infrastrutture per produrre energia in quantità sufficiente: la diffusione dei vari apparecchi per la casa il crescente consumo di elettricità per l’illuminazione e la cottura dei cibi e le sempre maggiori esigenze dell’industria condussero ad una crescita enorme della capacità produttiva nel settore dell’energia elettrica.
I fertilizzanti artificiali i prodotti farmaceutici e i coloranti furono alcune tra le innovazioni messe a punto negli anni 30 e 40 che videro invenzioni in tutti i settori industriali moderni. Gli anni 30 produssero effetti sulla distribuzione geografica della produzione industriale mondiale che variano da stato a stato e da regione a regione. L’Europa fu tra i primi un po’ per il fatto che la Germania ed altre potenze occidentali costruirono i loro arsenali nella seconda metà degli anni 30 ma anche perché nell’Europa orientale e meridionale sorsero nuove industrie. L’unione sovietica accelerò la propria industrializzazione in quegli anni. Migliorarono molto anche il Giappone l’india la Nuova Zelanda il Sudafrica e il Cile mentre gli Stati Uniti furono i soli veri perdenti di quel periodo.
Se si eccettuano le due guerre mondiali nessun altro decennio vide ristagnare così a lungo gli scambi commerciali come negli anni 30. L’area della sterlina univa la Gran Bretagna al Portogallo alla Scandinavia all’Estonia e alla Lettonia oltre che i paesi del commonwealth. Un’area del dollaro che comprendeva il Canada e alcuni paesi latinoamericani si formò attorno agli Stati Uniti e un’area dello yen nell’Asia sud orientale. L’area dell’oro era formata da paesi che avevano mantenuto il gold standard anche dopo il 1932: Francia Belgio Italia Svizzera Polonia e Olanda. Nel 36 si dissolse con l’abbandono del gold standard da parte francese. Occorsero 25 anni perché esso riprendesse a funzionare normalmente. Si investiva più negli Stati Uniti per iniziativa di istituzioni pubbliche.
Negli anni 30 la cooperazione internazionale venne ridotta ai minimi termini. Nell’estate del 33 a Londra una conferenza economica mondiale si rivelò un fallimento completo. Fu l’ultimo tentativo prima della seconda guerra mondiale. Invece della cooperazione internazionale si sviluppò il protezionismo e i tradizionali accordi furono sostituiti da accordi bilaterali. Tali accordi comportavano spesso lo scambio diretto di merci di pari valore oppure la sistemazione dei conti tra i due paesi attraverso speciali conti di compensazione tra le due monete nazionali. Ci furono accordi nel sud est europeo, in Scandinavia Olanda Belgio e Lussemburgo che formavano il cosìdetto gruppo di Oslo, inoltre tra Italia Austria e Ungheria per via dell’accordo di Roma del 34.
L’accordo dei paesi del commonwealth del 32 creò il sistema della preferenza imperiale in base al quale i paesi membri beneficiavano di tariffe inferiori e di allentamenti delle restrizioni sulle importazioni che venivano invece rafforzate nei confronti dei paesi terzi. Il risultato fu una netta crescita degli scambi intraregionali. La discesa dei prezzi l’eccedenza potenziale di capacità produttiva e le restrizioni commerciali condussero alla proliferazione di cartelli nel mercato dell’acciaio dei prodotti chimici ed elettronici nel petrolio e l’alluminio per disciplinare il volume della produzione dare stabilità ai prezzi organizzare le vendite e se possibile garantire profitti monopolistici.
I cartelli internazionali furono solo immagini speculari di quelli nazionali. Negli Stati Uniti Roosevelt impresse una svolta con l’adozione dei 33 del New deal che avviò programmi per la risoluzione di numerosi problemi interni. Il national recovery act introdusse norme sulla produzione e sui prezzi industriali nonchè una nuova normativa a tutela del lavoro. Furono istituite nuove agenzie per la gestione dell’assistenza pubblica. I disoccupati trovarono impiego nelle opere pubbliche mentre furono previsti sussidi diretti agli agricoltori per contenere la produzione e alzare il livello dei prezzi. Fu consolidata la posizione giuridica dei sindacati che furono messi in condizione di pretendere salari più elevati e di rafforzare il potere d’acquisto dei ceti operai. La crisi delle banche fu affrontata con l’introduzione delle assicurazioni sui depositi bancari.
La improvvisa recessione del 37 spinse i consiglieri progressisti del presidente a sollecitare il ritorno ad una politica di spesa disavanzo che trovò Roosevelt in disaccordo. Lo stesso Keynes si unì agli sforzi di coloro che chiedevano di cambiare idea sostenendo che fosse necessario incrementare la spesa per lavori pubblici ma Roosevelt rimase fedele al bilancio di pareggio proiettando l’economia Americana verso la nuova crisi del 37.
In Germania la politica economica nazional socialista fu particolarmente efficace nel ridurre la disoccupazione e nell’aumentare il prodotto nazionale. Il riarmo contribuì alla ripresa del paese. Anche in Giappone la ripresa fu rapida e robusta determinata dalle politiche anti congiunturali del governo e rafforzata dall’obiettivo del riarmo. Il volume delle esportazioni raddoppiò in 3 anni mentre il prodotto nazionale crebbe di un quarto.
La Francia fu colpita dalla crisi relativamente tardi e meno gravemente nel 36 con l’insediamento del fronte popolare abbandonò il gold standard e vi fu una svalutazione del franco e l’adozione di politiche monetarie e fiscali espansionistiche cosicché dal 37 iniziò la ripresa dell’economia francese.
Sia l’America latina sia l’Africa furono severamente colpite dalla crisi del 29 32 perché l’afflusso di capitali dai paesi industriali era stato ancora interrotto e il problema del debito era rimasto irrisolto. Per la maggioranza dei paesi del terzo mondo la disintegrazione del mercato mondiale significò maggiori difficoltà nelle esportazioni. La svalutazione dello yen creò molti problemi ai paesi asiatici. I programmi europei di riarmo avevano creato una forte domanda di materie prime estere.
Per molti paesi meno sviluppati gli anni 30 segnarono un periodo di riorientamento verso le risorse nazionali dato che la migliore opzione parve l’isolamento parziale e l’abbandono del gold standard interrompendo i pagamenti dei debiti ed evitando così le pressioni deflazionistiche. Anche i paesi europei meno sviluppati attraversarono un periodo di espansione basata sulla sostituzione delle importazioni. L’ufficio per le colonie di Londra pretendeva che ogni colonia avesse il bilancio in pareggio e ciò imponeva politiche di austerità. La bancarotta dell’india avrebbe comportato la bancarotta anche della madrepatria quindi alla politica fiscale si aggiunsero politiche monetarie deflazionistiche finalizzate al mantenimento ad ogni costo di un tasso di cambio sopravvalutato.
Le colonie Giapponesi di corea e formosa oggi Taiwan invece trassero beneficio dalla ripresa Giapponese. In africa le amministrazioni coloniali cercarono di recuperare le perdite derivanti dalla contrazione degli scambi aumentando le tasse e tagliando i grandi progetti. La depressione alimentò le tendenze protezionistiche e nel 41 la maggior parte delle colonie britanniche aveva un sistema di prezzi controllati. Il processo finalizzato alla sostituzione delle importazioni si concentrò sopratutto nel settore alimentare e tessile.
La maggior parte dei paesi industrializzati è stata caratterizzata a partire dal 1900 dalla stretta cooperazione e interdipendenza tra interessi militari industriali e politici e ciò aveva dato il via a vasti programmi di costruzione di armamenti. Il complesso militare e industriale nasce dall’intreccio di interessi di 5 gruppi sociali: i politici gli industriali gli scienziati i generali e i manovali. Dopo il 45 la guerra fredda fece sì che negli Stati Uniti e in unione sovietica gran parte dell’industria dipendesse dalla spesa militare. Con l’abbassamento dei livelli degli armamenti a seguito dei negoziati tra le superpotenze nella seconda metà degli anni 80 si cominciò a sperimentare la riconversione degli impianti militari verso la produzione civile senza perdita di posti di lavoro.