Lo sviluppo economico europeo ne XVIII secolo
Il periodo intercorrente tra la fine del XVII secolo e gli inizi del XIX assistette a cambiamenti che segnarono uno spartiacque fondamentale tra l’Europa medievale, moderna e contemporanea.
L’Illuminismo e il razionalismo erano in parte eredi della grande rivoluzione scientifica del secolo precedente, ma non avevano relazione con il Nuovo Continente.
Il XVIII secolo fu contraddistinto dalla nuova fase di espansione coloniale; queste lotte generano guerre incessanti tra le Monarchie. Nacquero il turismo contemporaneo (con i viaggi del “Grand Tour”) ed una cultura consumistica.
Furono introdotte la statistica, l’amministrazione e l’economia politica, che trovò la sua formulazione nella “Wealth of Nations” di Adam Smith. Venne introdotta l’idea della forza creativa della libera impresa che avrebbe potuto attecchire e fiorire non appena sarebbero stati rimossi i tradizionali limiti e restrizioni della proprietà privata.
La crisi del Vecchio Ordine europeo fu irreversibile.
L’Europa agraria
Nel XIX secolo la maggioranza degli europei era occupata nell’agricoltura, i metodi di allevamento e coltivazione cambiarono e gran parte dell’agricoltura europea precludeva importanti cambiamenti anche se era ancora dedicata a soddisfare le necessità di sussistenza dei contadini e delle loro famiglie.
Vi erano anche regioni dove era più saldamente impiantata l’agricoltura orientata verso il commercio.
Esisteva un’agricoltura mista (arativa, casearia, pascolo e zootecnia), altamente volta al commercio e intensiva, praticata nei polders olandesi e nel Brabante.
La Lombardia era una delle più ricche e fertili regioni agricole europee.
L’Irlanda avrebbe rivelato i pericoli di un’eccessiva dipendenza dalla patata, mentre una dieta basata esclusivamente sul granturco causò la pellagra (mancanza di vitamine). Anche l’espansione della terra coltivata portò alla distruzione del terreno boschivo causando danni ambientali.
In molte aree l’espansione delle colture fu accompagnata dalla recinzione della terra e dall’usurpazione delle “common lands” da cui dipendeva il sostentamento di molte comunità rurali.
L’agricoltura e l’economia pastorale provvedevano anche le principali forniture di materie prime per l’attività industriale, per lo più fibre tessili. La geografia economica raramente coincideva con quella politica.
La geografica tagliò anche molte regioni da tutti i contatti come le comunità montane perché i costi dei trasporti erano alti. Questo fu un motivo per il quale la Scozia e l’Irlanda scelsero di distillare il loro grano per farne whisky che, sebbene si potesse vendere solo nei mercati di contrabbando, aveva un valore aggiunto molto più alto del grano ed era meno costoso del grano in quanto a trasporto. I fiumi, le vie d’acqua navigabili ed il mare fornivano le reti di comunicazioni più veloci e sicure dell’Europa pre-moderna. Nel XVIII secolo molte città importanti per la manifattura erano in declino. Una ragione erano i privilegi monopolistici, di cui avevano goduto in precedenti periodi, e questi ora rendevano i loro prodotti ultracostosi e diminuivano la loro capacità di adattamento alla nuova domanda.
Molti governanti del XVIII secolo costruirono magnifiche case per i poveri che rimangono a tutt’oggi testimonianza della nascita della povertà urbana. Si liberalizzò il commercio interno soprattutto per le merci di prima necessità.
La tardiva servitù della gleba nell’Europa dell’Est legava i contadini alla terra, rendendoli soggetti al lavoro forzato.
Essa sarebbe continuata fino all’XIX secolo. In molte altre parti dell’Europa il feudalesimo sopravviveva sotto forma di monopoli e tasse, piuttosto che di servitù. Il feudalesimo aveva avuto origine in quanto mezzo per regolare il conflitto di interessi dei governanti e dei loro notabili: ma in termini economici i diritti collettivi esercitati sulle terre feudali avevano originariamente permesso alle popolazioni rurali di rivalersi contro il potere dei grandi proprietari terrieri.
I crescenti incentivi alla produzione commerciale nella seconda metà del secolo incoraggiarono i proprietari terrieri ad espropriare legalmente o illegalmente e a recintare la terra pubblica.
Sia in Spagna sia nell’Italia del Sud la regolamentazione del pascolo di transumanza aveva come modello la Mesta (tassa reale per il passaggio) nata in Spagna.
I governi cominciarono a sostenere che i diritti di proprietà dovessero essere assoluti ed incoraggiarono il processo di privatizzazione e recinzione. Da ciò nacque il conflitto tra gli agricoltori stanziali e i transumanti.
Uno dei segnali di cambiamento fu la costante crescita della terra privata, soprattutto in Inghilterra, con il risultato che i contadini cominciarono ad essere dipendenti dai salari che guadagnavano dai grandi proprietari.
I poveri rurali non avevano diritti consuetudinari sulla terra e i nuovi metodi di coltivazione erano introdotti più facilmente in Inghilterra e in Olanda del Nord, piuttosto che altrove. In Inghilterra l’agricoltura intensiva e la recinzione significava che il surplus di popolazione si muoveva verso le province. Non è ancora chiaro quale impatto possono aver avuto sulla produttività agricola i famosi esperimenti per migliorare l’allevamento, per introdurre nuove forme di azoto per la coltivazione e per lo sviluppo di rotazioni.
L’epicentro della rivoluzione agricola del XVIII secolo fu nelle Midlands inglesi, risultato di bonifiche del secolo prima.
Prodotti in crescita erano: lana, lino, vino, seta, legname, canapa e pece.
L’enigma del XVIII secolo: la rivoluzione demografica
L’espansione demografica aveva seguito “un grafico con taglio a sega”, ovvero ad ogni aumento seguiva subito una crisi di carestie. Questa volta, invece, non fu così. Le epidemie parvero quasi scomparire, sebbene non fu certo la scienza medica ad aumentare l’aspettativa di vita. Una tra le spiegazioni di questo cambiamento fu che il prezzo dei cereali continuò a scendere, grazie soprattutto alle produzioni intensive. La “crisi maltusiana” (secondo Malthus la crescita della popolazione tende a sopravanzare la crescita dei mezzi di sussistenza, concezione che vede un limite della crescita economica mondiale nell’esaurimento di risorse non riproducibili, quali i minerali) non si ripeté come nel secolo precedente. Possiamo concludere, tuttavia, che la tendenza a sposarsi in età più giovane fu la vera ragione dell’aumento della natalità.