Le misure del benessere: nuove tendenze internazionali
Il BES e le 12 dimensioni del benessere
Parliamo non del PIL quanto piuttosto delle misure del benessere. Vedremo le nuove tendenze nazionali ed internazionali in merito alle misurazioni del benessere. In particolare ci soffermeremo su una misura sviluppata in Italia. È da metà del 2011 che se ne parla ed è un tema di attualità. Le tappe per dimenticare il Pil sono tante. È difficile credere che venga abbandonato come misura di per sé, è troppo comune e diffuso ad ogni livello. Anche i cittadini che non hanno fatto studi di natura politica ed economica non hanno grossi problemi a inquadrare il concetto di PIL, variazione percentuale del PIL e il concetto tra PIL e disoccupazione. È un concetto che fa parte della cultura popolare. Nel primo forum mondiale dell’OCSE, (Statistics Knowledge and Policy) su queste tematiche, stato tenuto a Palermo nel 2004, si è cominciato a discutere di un sistema di indicatori a livello ufficiale, di statistiche ufficiali, che permetta di valutare non solo la ricchezza ma il benessere generale e il progresso. È chiaro che, lo vedremo anche per il caso italiano, dobbiamo vedere come definiamo il benessere. Cosa è il benessere? quando sono ricco, sto bene, riesco a studiare ,non ho malattie, mi sento realizzato? Ci sono tante componenti che entrano a far parte del benessere. L’Istat ne ha individuate 12. A Istanbul nel secondo forum mondiale dell’OCSE vengono messe nero su bianco le indicazioni per indicare il benessere e il progresso che possano orientare le decisioni politiche dei governi. La statistica ufficiale serve per prendere decisioni: misure, indicatori e indici servono per dare valutazioni ai governi e per fare raffronti spaziali e temporali. In tempi più recenti, fine 2007, abbiamo altre iniziative con questo scopo. Viene costituito un progetto specifico, Global Project on measuring the progress of societies, vi aderiscono varie istituzioni. E poi nel 2007 arriviamo a prime attività specifiche legate all’UE. Beyond GDP è un gruppo di lavoro della commissione sviluppato per riuscire a costruire una integrazione del PIL da produrre entro il 2009. Nel 2009 abbiamo il famoso G20 Aquila in cui ci sono orientamenti generali a prendere in considerazioni anche dimensioni sociali ed ambientali dello sviluppo economico. C’è stata una attività di discussione e proclami per fare, anche se in realtà poi dal punto di vista pratico non si è fatto tantissimo.
Arriviamo al settembre 2009, data estremamente importante per quel che riguarda il benessere equo e sostenibile. Nel 2008 Sarkosy ha istituito una commissione Stigliz (coordinatore della commissione), con Sem e Fitoussi, che aveva il compito e lo scopo di dare un orientamento a queste intenzioni di costruzioni di indici ed indicatori. Si è parlato tanto, c’è stata tanta volontà di creare indici di benessere sociali ma di fatto dal punto di vista concreto non si era riuscito a concludere molto. Quello che andremo a discutere da qui in poi nasce da questa documentazione che è la relazione della commissione Stigliz. Nel 2009 si è ancora discusso sempre nel forum mondiale dell’Ocse di questi argomenti e sono state discusse le conclusioni della commissione Stigliz. Sono state accolte e abbracciate da tutti, ministri e rappresentanti dei governi del mondo, università, istituti di statistica, organizzazioni non governative e istituzioni sovra nazionali banca mondiale, ONU e commissione europea. Dopo tanti anni sono state costituite delle linee guida generali abbastanza concrete. Cosa dicono queste linee generali? Guardiamo quello che voleva la Comunità Europea poi guardiamo che cosa sono le 12 raccomandazioni date dalla commissione Stigliz. La Comunità Europea aveva indicato 5 indicazioni pratiche su come costruire il sistema di indicatori. Sosteneva, accogliendo quello che era stato detto, che fosse opportuno completare il PIL con indicatori ambientali e sociali. Questo non è nulla di nuovo. Quando ero studente, studiavo indicatori PIL che includessero indicatori ambientali. Non è nulla di nuovo, sono considerazioni già presenti nella letteratura economica. Fornire informazioni quasi in tempo reale a sostegno del processo decisionale. Parola d’ordine: tempestività. È inutile avere dati che arrivano in ritardo. Se l’informazione non è tempestiva non siamo in grado di prendere decisioni sulla base delle informazioni che ci vengono trasmesse. Ozono web è ad esempio uno strumento con cui l’agenzia europea dell’ambiente fornisce dati sulle concentrazioni nocive di ozono. Non si arriverà mai in tempo reale. Ottenere informazioni più precise tra distruzioni e diseguaglianze. PIL e PIL pro capite non forniscono indicazioni nella distribuzione della ricchezza di un paese. L’abbiamo detto velocemente altre volte. L’ho detto quando parlavamo della concentrazione della ricchezza del PIL nelle mani di pochi. Lo facevamo in considerazione dei paesi. Lo stesso vale per la popolazione di un paese. Un PIL procapite elevato non significa che non ci siano poveri, non significa che non ci siano disuguaglianze sociali. Può essere che ci sia meno disuguaglianza sociale in paesi poveri e piuttosto che in paesi ricchi. Elaborare una tabella europea di valutazione dello sviluppo sostenibile. Entro fine 2009 la CE intende presentare una visione pilota della tabella di valutazione dello sviluppo sostenibile. È stato fatto qualcosa ma poco. Estendere i conti nazionali alle questioni ambientali e sociali, appuntamento nel 2013 in modo che i paesi hanno accanto ai conti nazionali una contabilità economico ambientale integrata. Conti fisici ambientali per il consumo di energia, produzione e trattamento di rifiuti, conti monetari per le sovvenzioni ambientali. Vedremo se riusciremo ad avere tutto.
Queste sono le raccomandazioni della CE. Vediamo quali erano le raccomandazioni della commissione Stgliz che arriva a dare indicazioni più tecniche.
Le indicazioni della CE sono molto generali. La Stigliz va a dare indicazioni più aderenti
alla singola realtà. Per valutare il benessere materiale devo:
1) Analizzare redditi e consumo piuttosto che la produzione. questa è una prima considerazione differente rispetto al PIL. Il PIL è prodotto e fa riferimento alla produzione. la prima cosa è: per valutare il benessere materiale, significa che ho definizione di benessere materiale e non materiale, non devo guardare la produzione ma i redditi e il consumo.
2) Impostare la analisi dal punto di vista delle famiglie, non delle industrie. Prendendo in considerazione tasse, prestazioni sociali e servizi forniti dallo Stato, come sanità ed istruzione che avevamo visto essere valutati esclusivamente al prezzo di produzione o di costo. Si mettono in luce alcuni aspetti critici.
3) Considerare il patrimonio delle famiglie distinguendo tra chi spende tutto per consumi, accrescendo il benessere immediato, e chi invece risparmia per il benessere futuro. C’è già una questione di prospettiva temporale. Il PIL è una visione stock relativa al singolo anno. Non si hanno prospettive nel PIL.
4) Dare più importanza alla distribuzione dei redditi, dei consumi e della ricchezza, non ricorrendo quindi a medie matematiche, che non tengono conto della differenza di reddito tra più ricchi e più poveri.
5) Estendere gli indicatori delle attività non legate direttamente al mercato. Altra considerazione. Il PIL include solo ciò che è soggetto a contrattazione sul mercato e di tipo economico. Attività come fare le pulizie di casa o accudire neonati, fanno parte della produzione economica di una famiglia, ma che non vengono prese in considerazione dalle statistiche se non svolte da personale salariato. Ci sono tutti quegli aspetti che non erano incluse nel PIL.
6) Migliorare la valutazione di sanità educazione e condizioni ambientali mediante calcoli oggettivi e strumenti a carattere soggettivo, usare anche dei sondaggi.
7) Valutare in maniera esaustiva le ineguaglianze rispetto alla qualità della vita calcolando le differenze tra persone sessi e generazioni. Particolare attenzioni alle condizioni di vita degli immigrati
8) Realizzare indagini per capire come le evoluzioni in un settore della qualità della vita abbiano ripercussioni su altri.
9) Gli istituti di statistica dovrebbero fornire le informazioni per aggregare le diverse dimensioni della qualità della vita per creare una misura sintetica.
10) Gli studi di statistica dovrebbero anche cercare di integrare alle inchieste sulle qualità della vita dati sulle evoluzioni effettuate dal cittadino nel corso della propria esistenza.
11) Valutare la sostenibilità del benessere. l’indice dell’Istat è benessere equo e sostenibile.
12) stabilire indicatori precisi che quantificano le pressioni ambientali.
Per il 9 e 10 il problema non è irrilevante. L’Istat considera dodici misure del benessere, per esempio il benessere fisico. Come lo misuro? Per esempio con questionari, ti senti fisicamente bene, avresti bisogno di altro supporto sanitario? Le domande devono essere consolidate in un unico indice di sintesi. Il problema che nasce nella costruzione di questi indici, è che si tratta di indicatori in cui identifico il costrutto benessere, devo identificare le variabili latenti (12 dimensioni) e all’interno di ciascuna dimensione prendo i vari indicatori. Per l’istruzione? Numero di anni di studio, risultati a test psicoattitudinali. Vado a rilevare il benessere utilizzando 120 indicatori i differenti che devono essere fusi in un unico indice, che sia questo indice di benessere, è una procedura piuttosto complicata.