Le dodici divisioni di prodotto
Prodotti alimentare, bevande alcoliche, abbigliamento, spese per la casa (abitazioni acqua elettricità), servizi sanitari, immobili e così via. Abbiamo anche parlato dei pesi. Qui fanno 100, abbiamo semplificato in termini percentuali. In realtà è fatto a milione, per andare nel dettaglio del peso fino all’unità di misura. Prodotti alimentari e bevande alcoliche pesano 15,97% sul campione, pesano parecchio, più o meno come i trasporti, e molto più di altre importanti divisioni: spese per casa, servizi ricettivi e di ristorazione. C’è anche una differenza tra 2011 e 2012 e un’altra per il 2013. Questo deriva dal processo di rifasamento, di aggiornamento della struttura del paniere, cambiamento per anno in anno, dei pesi di tutti i prodotti che portano a livello di aggregazione di un cambiamento di peso nella divisione del prodotto. Vedete come nel 2012 rispetto al 2011 si è ritenuto che alcune divisioni del prodotto devono scendere per importanza. Particolarmente sono scese le spese per i servizi sanitari e per la salute. Brutta considerazione: se i consumi per questo scendono in un paese che invecchia, la gente spende di meno per la medicina, proprio perché può avere carenze economiche per comprare gli altri prodotti. Ogni anno la ponderazione viene rifatta. Questo è il peso che ogni regione ha nella costruzione dell’indice. Fatto 100 il NIC, la vedete che la Liguria ha spesa per il 3%. Sommando Piemonte Veneto Lombardia Emilia Romagna e Lazio, queste 5 regioni hanno come importanza quasi la metà del peso totale sul campione. L’indice di Genova 1,9-2%, non è poco, è molto sotto controllo, comunque pesa del 2% su campione. Se ci sono errori su Genova del 2% di riflesso si ripercuotono anche sull’indice nazionale. Questo è uno specchietto relativo non ai prodotti, ma qui siamo ancora alle sotto classi. Siamo ad un livello di aggregazione abbastanza elevato. Sottoclassi, segmenti di consumo, posizioni rappresentative e prodotti. A parte il codice del prodotto che non interessa, cominciamo a scendere nel dettaglio delle singole sottoclassi e vedo per ciascuna il peso che è assegnato. Ovviamente la somma di queste sotto classi deve dare un milione. Andando ancora più nel dettaglio, quando dico formaggi e latticini, si scende nel livello di dettaglio passando a segmenti di consumo, formaggi freschi e stagionati, sino ad arrivare ai singoli prodotti. Si da un peso anche ai singoli prodotti: al gorgonzola, piuttosto che alla ricotta, eccetera. Questo è un altro esempio ancora più dettagliato, ma semplificato, ho tolto un po’ di cose lasciando le cose che a voi interessano. Alla fin fine, quando viene calcolato indice dei prezzi, viene calcolato l’indice per ciascuna posizione rappresentativa. Vedete che avete un prospetto di alcuni segmenti di consumo, posizioni rappresentative che entrano nel campione; questa è la frequenza di rilevazione. Susine B, bimensile, rilevate due volte al mese, per la loro particolarità. Tutti i prodotti orto frutticoli, suscettibili di variazioni di prezzi, non ci accontentiamo di rilevarli una volta al mese, ma due volte al mese e il programma fa la media delle due rilevazione. IS-FS in stagione o fuori stagione. Qui c’è il peso attribuito alla singola posizione rappresentativa, o al singolo segmento di prodotto. Vedete il dettaglio: classe frutta, sotto classe, frutta fresca e refrigerata, frutta secca e congelata. Poi arance, pesche, banane, mele eccetera. La somma dei pesi dei segmenti di consumo dà il peso della sottoclasse. Somma sottoclassi da peso delle classi, la somma delle classi da il peso dei gruppi, la somma dei gruppi da il peso delle divisioni. È tutta una cascata. Questi sono prospetti che derivano dalle schermate del computer e non è che noi sappiamo a memoria i pesi o le variazioni. A livello di classe come è cambiata la frutta? Conta 1,26% rispetto al peso del campione (peso totale fatto a 1.000.000), 12600 su un milione, alla fine cosa dico? La frutta rispetto al mese precedente, questa è la variazione congiunturale o mensile, è aumentata dell’ 1,8%. Rispetto all’anno precedente, variazione tendenziale, la frutta aumenta del 9,9%. Ogni mese ho valori nuova di frutta e di tutte le suddivisioni della frutta. Questo prospetto non riporta i prodotti. Le mele sono genericamente mele. Ma quali mele rileviamo? Siamo ancora a livello di posizione rappresentativa composita: questa rappresentazione porta insieme tutte le qualità di mele. Questa non è ancora la suddivisione più disaggregata possibile. Siccome noi non possiamo diffondere indici che siano a livello più dettagliato di posizione rappresentativa, parliamo di mele come posizione rappresentativa. Il codice non ve ne frega niente. Queste sono le disaggregazioni dell’indice delle classi sottoclassi. La divisione di prodotto sarà prodotti alimentari, poi il gruppo, mi pare che sia alimenti, poi la classe frutta, sottoclasse segmento di consumo. La frequenza di rilevazione, i prodotti orto frutticoli almeno due volte al mese. Stagionalità del prodotto, peso ed indici. Gli indici servono a calcolare la variazione mensile e tendenziale (congiunturale e rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). Se noi vogliamo far uscire questo 1,8, preso il mese corrente, 107,5 sottraggo 105, 6 divido per 105,6 e moltiplico per 100. Se voglio trovare l’1,9 confronto questi altri due. A livello di prezzo mela vengono pesate diversamente o sono consumate nella stessa quantità? Non sono tutte consumate nella stessa quantità. Istat non calcola un indice per ciascuna tipologia di mela anche se sotto sotto lo fa, altrimenti non potrebbe calcolare l’indice dalla posizione rappresentativa, è una media geometrica di tutte le rappresentazioni fatte. Diciamo che poi arriva al calcolo dell’indice della singola posizione rappresentativa. Se tu mi fai una domanda: richiesta di diffondere l’indice della mela Delicius non te lo do. Ha un peso deciso dall’Istat, diverso dalle Renette. La metodologia va talmente in profondità che ogni regione ha un peso diverso rispetto ad un’altra regione. Il peso 411 delle ciliegie per la Liguria è diverso da quelle della Lombardia e da quello della Calabria. L’Istat pondera tutto, hanno dei modelli di calcolo molto sofisticati. Immaginate peso diverso per ogni regione con tutti i prodotti che ci sono dentro il paniere e per ognuno calcolare il suo indice, a livello regionale e poi nazionale. I consumi della ciliegia in Liguria possono essere diversi da quelli della Calabria. Per considerare questo l’Istat ha considerato pesi diversi. Poi sono loro che mettono insieme tutto. Hanno dei programmi di calcolo molto avanzati. Questo era per dirvi che, come avete potuto capire, la metodologia è abbastanza avanzata. Non è semplicemente misurare il prezzo del prodotto come fanno i giornalisti. Rilevo a Milano a Genova e vedo chi è più caro. Non è che se il prosciutto è più caro a Milano, Milano è più cara di Genova. Questi sono prodotti rilevati da Istat. Rileva un po’ di prodotti che hanno prezzi uguali su tutto il territorio. Soprattutto i beni tecnologici, sono soggetti a variazioni continue, li rilevano loro. Tutta la divisione dei prodotti delle comunicazioni è a carico Istat. I servizi il cui godimento non è ristretto alla popolazione di un singolo comune (esempio stabilimento balneare: ci può andare il cittadino genovese e quello di Savona) interviene Istat e anche in servizi bancari e postali in cui la rilevazione di Istat è più efficiente. Questo porta a far si che la rilevazione Istat pesa 22,8% con le comunicazioni rilevate da loro. Con UCS attribuiamo alimentari e abbigliamento e calzature. Per altri prodotti c’è un po’ una commistione, un po’ loro e un po’ noi. Qua siamo ancora nella fase di organizzazione della rilevazione. Eravamo rimasti a quali punti di vendita scegliere. Immaginiamo di dover organizzare la rilevazione. Un’ altra domanda che ci dobbiamo fare? Quanto andiamo a rilevare in percentuale nei negozi tradizionali, grandi magazzini, supermercati? Devo distribuire la rilevazione anche in base ai consumi della popolazione nella distribuzione tradizionale e nella distribuzione moderna. Quante mele rileviamo? Quante quotazioni effettuiamo? Come distribuiamo la rilevazione sul territorio? Tutto il territorio comunale, trascuro la periferia, punti rappresentativi, negozi più grandi, negozi che attirano più gente, come ci organizziamo? Quante quotazioni facciamo misurare ai rilevatori? Abbiamo delle linee guida. Le quotazioni previste, il minimo di quotazioni previste sono 7 per i beni alimentari e 5 per i non alimentari e servizi. Quando rilevo la mela devo farlo per 7, anzi 14 perché la rilevazione della mela è bimensile, arriviamo ad un minimo di 14, già Genova ne fa 30. 5 per beni non alimentari e servizi. Per tutto ciò che non si mangia, è sufficiente numero minimo di rilevazione di 5. Istat definisce numero di appartamenti presso il quale rilevare gli affitti: 150. Ci fornisce le tavole sull’andamento generale delle vendite del commercio. Dalle tavole posso dedurre quanto incide la grande distribuzione presso super mercati, iper mercati in termini percentuali rispetto alla distribuzione dai negozi tradizionali. Noi ci organizziamo poi, con un minimo di oscillazione (l’Istat lo concede), nell’organizzare la rilevazione dicendo quante quotazioni vado a fare nei negozi tradizionali e quante presso super mercati, iper mercati, discount? Abbiamo tavole che ci danno un range e noi non dobbiamo uscire da questo range. Una volta rispettate le linee guida ci organizziamo e aggiorniamo il nostro piano della rilevazione, spostiamo le quotazioni. Stiamo rilevando troppo presso i supermercati: tolgo qualche quotazione da una parte e la mettiamo nella distribuzione tradizionale. L’UCS di Genova da linee guida. Noi siamo un grande comune, siamo un capoluogo di regione, siamo la sesta città in Italia, non possiamo limitarci a rispettare le quotazioni medie di Istat, facciamo molte più quotazioni. Gli alimentari, che comportano 7 quotazioni, d noi spesso per i prodotti alimentari se ne fanno 20, per i bimensili le 14 da noi diventano 30. Andiamo a rilevare un maggior numero di referenze. Non è che trascuriamo le periferie, zone di montagna. Opero nelle estreme periferie. Più difficilmente li è presente il grande negozio, che ha tanto commercio e tanta vendita, dobbiamo esser anche li. Scelgo i punti vendita tra quelli maggiormente frequentati e rispettiamo la proporzione come vi ho detto di vendita nella distribuzione moderna tradizionale. Se nella distribuzione moderna abbiamo un 40% di quote di mercato e 60% nella tradizionale, e ho 10 quotazioni da fare, ne faremo 4 nella moderna e le altre 6 presso la distribuzione tradizionale e rileviamo o cerchiamo di rilevare il prodotto più venduto. Questi sono i numeri delle nostre rilevazioni. Abbiamo 5 rilevatori che operano nelle 5 grandi zone della città: ponente levante, le due valli, la Polcevera comprende Sampierdarena e centro. Abbiamo 97 giri di rilevazione, un giro di rilevazione è un insieme di ditte abbastanza vicine sul territorio raggruppate, per comodità, in maniera che il rilevatore sa che in quella zona del territorio li ha un determinato numero di ditte ben elencate che deve rilevare. Istat effettua i controlli proprio sui centri di rilevazione. 842 punti di vendita. Mensilmente ci rechiamo presso 842 tra negozi, professionisti. In molti ci andiamo due volte, per le rilevazioni bimensili: frutta, ortaggi, pescherie, benzinai (i carburanti hanno un prezzo volatile). Facciamo circa poco più di 110 mila quotazioni annue e rileviamo 150 affitti. Questa è la percentuale di rilevazione per grossi step nel nostro territorio. Nel 42,2% si rileva nei negozi tradizionali rispettando le linee guida che ci vengono imposte, 39,3% supermercati, 5,8% nei mercati rionali. 12,7% è residuale. Nelle farmacie rilevo molti prodotti, studi medici: pediatria, cardiologia, ginecologia. Unità diverse: parrucchieri, esercizi di liberi professionisti, commercialisti, avvocati. Ed esercizi non classificabili che sono veramente residuali, ad esempio assicurazioni. Questa è la distribuzione della rilevazione tra grande e piccola distribuzione. Dove operano i rilevatori? Vi ho parlato di prodotti. Quando andiamo a rilevare, non rileviamo solo il prezzo del prodotto, ma la referenza: è costituita da un insieme di cose. Oltre il prezzo, devo rilevare la quantità del prodotto in termini di peso, altrimenti non ha senso. Pasta ma quanto? La marca, e rileviamo la varietà, per differenziare un prodotto dall’altro. Esempio di elettrodomestici: lavatrice, marca, in genere si specifica il modello, ma anche: classe energetica. Ogni referenza è estremamente differenziata l’una dall’altra. Entrano in gioco nella classificazione della referenza tutti questi anche dove si rileva, anche il negozio in cui si rileva.