La misurazione della ricchezza
Misurare la ricchezza di un paese è uno dei compiti più difficili e importanti della statistica ufficiale. L’abbiamo già detto tante volte, la statistica economica, la statistica sociale e ufficiale, ha l’obiettivo di effettuare misurazioni sui grandi aggregati di un paese e misurare la ricchezza è uno degli aspetti più interessanti. Pensate ai singoli individui, alle singole aziende: come si misura la dimensione dell’azienda? In base al fatturato, non agli utili. Lo stesso dicasi per un paese. Come lo dimensiono? Per la popolazione, come l’azienda può essere dimensionata per il numero di addetti. Però si può misurare anche in relazione alla ricchezza prodotta ogni anno. La statistica, nella sua concezione più antica, è la scienza che misura le grandezze di un paese. Una delle più importanti è evidentemente la ricchezza. Ma che cosa è la ricchezza? È una domanda che prima dobbiamo porci sulla base dei discorsi anche fatti l’altra volta. Prima iniziamo ad individuare il contesto per avvicinarci alla misurazione. Non diciamo il PIL è questo prendetelo per dato, costruiamo il ragionamento che ha portato alla costruzione del PIL. “La ricchezza delle nazioni” che penso abbiate sentito nominare come titolo di un libro, o “Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni”, titolo completo, è un libro che è stato scritto nel 1776 da Adam Smith, considerato uno dei padri della economia politica moderna. È il famoso autore della fabbrica di spilli. È anche l’anno della dichiarazione di indipendenza americana. È un libro che pone le basi della moderna economia politica. “La ricchezza di una nazione non deriva dalla quantità di risorse naturali o metalli preziosi di cui essa può disporre, (non definisco ricco un paese che ha miniere di diamanti, o d’oro o uranio o petrolio) né è generata solo dalla terra (non conta solo la produzione agricolo, considerate anche il tempo), ma dal lavoro produttivo in essa svolto, e dalla capacità produttiva di tale lavoro”. Se vado a vedere la Groenlandia o l’Antartide trovo grandissime risorse naturali non sfruttate per varie ragioni ma non per questo sono delle potenze economiche a livello mondiale. La ricchezza delle nazioni, partendo dalla definizione di Smith, non è la misurazione della ricchezza potenziale ma quello che viene effettivamente prodotto nel paese. Oggi la posso definire come “il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente un anno) e destinati al consumo dell’acquirente finale, agli investimenti e alle esportazioni”. Un paese, una nazione, è molto ricco, non se ha molto denaro, ma se possiede molti beni e questi beni sono stati prodotti. Avere solamente tanti prodotti bancari non rende un paese ricco, si ha tanta liquidità, ma se vedete la Svizzera ha depositi bancari altissimi ma non la rendono un paese particolarmente ricco. Può essere ricca per le attività economiche connesse a queste risorse finanziarie. Una delle formule più importanti della teoria economica è la identità keynesiana. Y= C+I+NX+G-T. NX sono le esportazioni nette.
- Y ricchezza prodotta nel paese in un anno (PIL/GDP, gross domestic product)
- C sono in consumi finali delle famiglie (quanto le famiglie spendono)
- I sono gli investimenti delle aziende per la loro crescita, comprare nuovi macchinari
- Nx esportazioni nette: esportazioni meno importazioni. Esportazioni in senso positivo, mi entra ricchezza nel paese. Meno importazioni è una ricchezza che esce proprio a seguito del processo di importazione
- G spesa pubblica, va ad aumentare il reddito complessivo. Attraverso la spesa pubblica lo stato da soldi alle aziende, ai privati, agli operatori economici che possono produrre e consumare
- Meno T è la tassazione, parte di reddito sottratta agli agenti economici a seguito della tassazione
È inutile che parliamo di risparmio, sapete che rientra indirettamente in questa equazione. Tra l’altro Keynes ha anche scritto un trattato di probabilità. È evidente che il PIL costruito attraverso l’identità keynesiana, noi ragioneremo su questa identità, valuta la ricchezza di una nazione solamente in relazione al valore in denaro delle transazioni o di quanto prodotto. È quindi una valutazione strettamente quantitativa , non qualitativa della ricchezza delle nazioni. Ha il pregio di essere fortemente utilizzato ed evoluto, sostanzialmente perché l’introduzione a livello mondiale del PIL risale al dopoguerra con gli accordi di BW. Si decide di usare il PIL come misura della ricchezza del paese. È ormai un elemento diffuso, comune che se parlate ai genitori di prodotto interno lordo più o meno sanno di cosa si tratti. È un concetto che chiunque ha acquisito. Tuttavia ha anche dei limiti. In questa presentazione, oltre vedere le caratteristiche principali del PIL vedremo i limiti. Quello che ha di bello, è che a partire dal secondo dopoguerra è iniziato ad essere misurato in tutto il mondo, e consente di fare raffronti spaziali, tra paesi, e temporali in anni differenti. Per esempio, vediamo un confronto spaziale. Ho dei dati che vengono dal FMI e si riferiscono al 2010. Un po’ vecchi, ma non è importante per quello che ci interessa. Vediamo che il PIL mondiale inteso in milioni di dollari è di 74 milioni di milioni di dollari, o 74 mila miliardi di dollari, cioè 74 triliardi di dollari. Il famoso G7, la struttura dei grandi 7 che si sta man mano allargando sempre di più, rappresentava nel 2010 il 40% della ricchezza mondiale. Su 74 milioni di milioni di milioni di dollari, 29 mila erano del G7. L’UE rappresenta il 20% della ricchezza mondiale, mentre la zona Euro il 15% della ricchezza mondiale. Gli USA da soli pesano quanto l’intera UE. La Cina da sola pesa all’incirca come la zona euro. Questo per iniziare a capire, a livello mondiale, dove avviene la produzione di ricchezza, dove per produzione di ricchezza intendiamo qualcosa di ben preciso. In linea di principio, su all’incirca 200 paesi che possiamo identificare al mondo, quelli che sono al di sotto del 15esimo producono meno dell’1% della ricchezza mondiale. Se volessimo fare una somma siamo 20-40-49-55-60-65-70. I primi 15 paesi producono circa il 70% della ricchezza mondiale. Se ci fosse una equa distribuzione della ricchezza del mondo, se noi avessimo 200 paesi nel mondo, ogni paese dovrebbe produrre lo 0,5% della ricchezza mondiale. Le motivazioni che hanno spinto Corrado Gini a produrre la spezzata di concentrazione erano ragioni di questo tipo. Se fossimo in una condizione di equi distribuzione della ricchezza nel mondo noi avremmo una spezzata di concentrazione di questo tipo. Noi ci troviamo ad avere una spezzata di concentrazione in linea di massimo di questo tipo. Questa area, di concentrazione, ci dice quanto siamo lontani dalla equi distribuzione. In questi contesti si usa molto la misura di concentrazione del Gini. Si tratta di capire quanto è forte la disuguaglianza economica tra paesi. Allo stesso modo si può individuare la disuguaglianza economica tra individui. Se volessimo fare una valutazione di tipo temporale potrei studiare il fenomeno come serie storica, ne parleremo a fine corso. Posso vedere le crescite. Ad esempio ho un grafico Eurostat in cui ho il GDP, PIL, per 5 economie dell’area euro: Germania, Regno Unito, Spagna, Francia e Italia. Si può vedere come ci sia una correlazione tra gli andamenti. Inghilterra è meno coordinata con i paesi dell’area euro per le ragioni del fatto che la sterlina non è entrata nell’area euro e le fluttuazioni economiche agiscono diversamente tra i paesi dell’area euro e i paesi che non lo sono. In questa finestra temporale l’euro ancora non c’era, ma l’Inghilterra ha sempre fatto storia a sé. Un’altra tipologia di confronto che si può fare è questa. Prendo una cartina, e andare a rappresentare un pallino di dimensione differente in relazione alla dimensione del PIL. Questo grafico l’ho ottenuto facilmente utilizzando un software gratuito disponibile su internet che permette di evidenziare in colori differenti i paesi a seconda del continente, i pallini sono tanto più grandi quanto più è forte l’intensità del fenomeno. Gli USA sono giallo grosso, la maggior parte della ricchezza USA è della California, stato americano con PIL più alto, i paesi UE sono abbastanza evidenti mentre l’Africa è caratterizzata da pallini piccoli, poi Giappone e Cina. Come si calcola il PIL? Il PIL, di base, è fondato sulla identità keynesiana. Nella pratica come facciamo a misurarlo? È una procedura complicata. In linea di massima, le operazioni che vengono effettuate riguardano sia il valore dei beni materiali (case e appartamenti prodotti ogni anno) sia il valore dei servizi. Le case costruite vengono costruite nel PIL solo nell’anno in cui vengono costruite. È come se il PIL fosse fatturato dell’azienda Italia. Nel fatturato di un anno metto le fatture attive fatte nell’anno, ogni anno si riparte da zero.