Cosa inseriamo dentro il PIL?
Il valore di ogni bene o servizio dato dal suo prezzo di mercato. La somma di tutti questi valori genera il prodotto interno lordo. Ci sono però tutta una serie di servizi che non sono destinati alla vendita ma devono avere una valorizzazione economica. Per esempio il mio stipendio, la difesa militare, la polizia, le strutture legate alla vita sociale, i magistrati, queste voci non è che non si possano non considerare, rientrano nella spesa pubblica. Vengono inserite all’interno del conteggio del prezzi politici, al prezzo di costo, ai prezzi di produzione. Insegnanti forze dell’ordine, giudici, amministratori locali, le varie strutture statali e parastatali che si devono dare, eccetera. In questo caso si ritiene che il valore della produzione sia equivalente al suo costo. Il valore della mia produzione è equivalente allo stipendio che io prendo. Il valore del lavoro del poliziotto è pari al suo stipendio. Il valore di un militare che muore da qualche parte è uguale al suo stipendio. È un qualcosa di opinabile, ma si definisce il criterio di base. Ci sono poi aggregati che sono diversi dal PIL, prendono un nome che è diverso dal PIL. Si parla di PNL (prodotto nazionale lordo) PIL procapite e PIN (prodotto interno netto). Si tratta di prendere il PIL e sottrarre alcuni pezzettini. Un po’ come anche col calcolo degli indici di bilancio. IL PNL, per esempio, si ottiene sommando al PIL i redditi percepiti dalle aziende italiane all’estero, o anche dai soggetti, singoli persone:
- Profitti di filiali di imprese italiane all’estero, per esempio il parmigiano che vendiamo negli USA, le automobili che vendiamo in giro per il mondo,
- Rimesse degli emigrati
- Rendite da attività finanziarie acquistate all’estero
Non andiamo a vedere solamente il prodotto creato in Italia, ma quella di pertinenza dell’Italia e tutti i flussi che in qualche modo arrivano in Italia, allegato all’Italia, incluso anche quello venduto all’estero. Il PIN si calcola sottraendo al Pil il valore degli ammortamenti, cioè gli accantonamenti che le aziende fanno ogni anno per un certo numero di anni, a fronte degli acquisti di immobilizzazioni in generale materiali, ma non necessariamente. Se una azienda fa un acquisto di un grosso impianto, costruisce un magazzino o acquista nuovi macchinari con un grosso investimento, sarebbe sbagliato imputare tutto il valore degli impianti all’anno in cui sono stati acquistati, ha senso andarli a suddividere su più anni, stesso discorso vale anche per la ricchezza prodotta. Il rapporto tra il PIL di un paese e i suoi residenti è il cosiddetto PIL procapite, indicato come misura del benessere di un paese. C’è differenza tra la graduatoria dei paesi per PIL complessivo e per PIL procapite. Quello che interessa maggiormente non è il valore assoluto del PIL, per carità è importante, è la ricchezza prodotta, però quello che interessa è che la ricchezza prodotta cresca. È come sempre il fatturato dell’azienda. L’obiettivo è cercare di incrementare il fatturato. Portare a casa utile. Un paese deve cercare di accrescere la propria ricchezza. Quello che interessa di più non è il valore assoluto del PIL, di fatti in generale non sentite mai dire il PIL italiano è stato, ma la sua variazione. Il PIL è cresciuto del 1% o è diminuito di qualche percentuale. La variazione del PIL è facile. Viene misurata in questo modo. Si prende la variazione del PIL dal 2010 al 2011, la misuro prendendo PIL 2011 sottraendo PIL 2010 e dividendolo per l’anno base 2010. Se PIL 2011 è maggiore del PIL 2010 la differenza positiva, se PIL 2011 è inferiore al PIL 2010 la variazione è negativa. La variazione percentuale di questo risulterà essere un valore positivo negativo a seconda che il PIL 2011 sia superiore inferiore a PIL 2010. Ad esempio PIL 20’0 1.7 miliardi di dollari e PIL 2011 1.68, avremmo un calo dell’1.2%. Sono interessanti le variazioni del PIL perché in relazione alla variazione del PIL valuto l’andamento dell’economia, di un paese. Tenete conto che il PIL è solo la crosticina. Non c’è la possibilità di affrontare tutte le scomposizioni che vengono fatte all’interno del PIL. Ci sono tecniche di analisi della contabilità nazionale molto simili alle analisi di bilancio che si fanno per le aziende. Si possono costruire indici ed indicatori sul bilancio dell’economia nazionale, che prende il nome di conti nazionali.
Definiamo RECESSIONE TECNICA, termine che si sente spesso, una fase che un paese affronta quando per due trimestri consecutivi registra il PIL in calo rispetto al trimestre precedente. Il PIL di un trimestre, il trimestre successivo è in calo e il successivo ancora in calo, si parla di recessione tecnica. Parliamo di recessione in senso stretto, perché si certifica una marcia indietro dell’economia per sei mesi consecutivi. Il termine “recessione” viene però talvolta utilizzato anche in maniera impropria. Non è esattamente corrispondente a questa definizione. In linea di massima si parla di recessione quando la variazione del PIL è negativa. Tenete presente che l PIL non sarà mai negativo, sono numeri grossi di ricchezza che non sarà mai negativo, la variazione è negativa. Quando la contrazione limitata ad un solo trimestre si parla di solito di crescita negativa, non necessariamente significa una fase di recessione.
Differente dalla recessione è la STAGNAZIONE. Situazione in cui la crescita del PIL è molto bassa per periodi di tempo lunghi. Bassa, pari a zero o quasi pari a zero. Il PIL in quei casi rimane pressoché costante. Non parliamo di stagnazione se ho crescita del 0,1% per un trimestre, però la stagnazione si ha per lunghi periodi di crescita praticamente nulla.
Diversa dalla recessione tecnica è la DEPRESSIONE. La grande depressione del 1929. Si indica un periodo in cui alla stagnazione dell’economia si sommano aumento di disoccupazione, bassi livelli di produzione, ribasso dei prezzi, e diffuso pessimismo da parte degli operatori economici. La più famosa è quella del 1929. Altra fase di depressione la sta attraversando il Giappone, fino ad una decina di anni fa era nel pieno, con tassi di interesse bassissimi, i consumi non crescevano.
Ne parleremo brevemente: una delle peggiori situazioni è la DEFLAZOINE, ribasso dei prezzi. Se so che l’auto tra tre mesi costa meno di oggi posticipo l’acquisto, non consumo, i consumi sono la C dell’identità keynesiana, il mio reddito diminuisce. Con una deflazione, contrario dell’inflazione, i consumi vengono posticipati.