Cosa è la comunicazione statistica?
Da un lato ho dati, tabelle e grafici. Di solito vengono pubblicate sui libri, internet e li muoiono, se nessuno le va a prendere. Produrre statistiche ufficiali in senso stretto significa produrre tabelle. Le tabelle da sole non sono informazione. È come comprare un libro pensando di averlo già letto. È diverso. A me capita di trovare un articolo scientifico interessante, già il fatto di stamparlo, fotocopiarlo e pinzarlo mi dà l’idea di averlo già letto, non è così. Con questi dati cosa dobbiamo fare? Darli agli amministratori e dirigenti che devono prendere decisioni. Il lavoro dello statistico non è quello di produrre tabelle. Non è il lavoro che faccio io. Non c’è un unico statistico che faccia tabelle. Deve sforzarsi di riassumere i dati, gli aspetti essenziali delle tabelle, dati e grafici, e metterli a disposizione dei dirigenti che devono prendere le decisioni. Possono essere sia dirigenti pubblici sia dirigenti d’azienda. Poi devono essere trasferiti ai giornalisti. Alla radio si danno informazioni a riguardo della popolazione straniera, si dice come sta andando il paese, come si fa a diffondere un documento nel modo più veloce? Su internet potenzialmente lo può vedere chiunque. Anche attaccare un poster per strada potenzialmente può vederlo chiunque. È chiaro che i giornalisti non riportano mai la tabella, ma quello che interessa sono i pochi valori del fenomeno. Lo stesso i cittadini. Conoscenza è democrazia. Poter avere i dati sui dati delle amministrazioni, sui bilanci di aziende, enti pubblici, sui bilanci dei partiti come vengono spesi i soldi è una forma di controllo sugli organi di governo dell’amministrazione pubblica. Conoscenza dei dati come forma di democrazia. C’è una tenenza generale, a livello globale, di rendere disponibili i dati come nuova forma di democrazia partecipativa. Dai dati sono fonte di informazione. Dai dati giudico l’operato delle amministrazioni. È chiaro che non tutti riusciranno a capire cosa c’è all’interno dei dati. Se sono disponibili, un giornalista può tirare fuori informazioni interessanti e derivare giudizi sull’operato dell’amministrazione. Questa tipologia di diffusione dei dati in maniera gratuita è chiamata open data. Ci sono tantissimi siti che parlano di open data. Sul sito dell’Inps trovate open data. C’è un processo a livello globale di avvicinamento dei cittadini al dato. Sebbene ci sia, in modo particolare in Italia, questa riluttanza di fronte al dato, i dati sono oggettivi essi sono importati. Bisogna sintetizzare l’informazione in pochi valori chiave per farlo costruisco indici e indicatori. Spesso i termini indici ed indicatori vengono usati come sinonimi, c’è una differenza, anche se nel prosieguo li utilizzeremo come sinonimi. Indice viene dal latino index, qualsiasi cosa di utile ad indicare. Indicatore, indicator è ciò che indica. La parola indice, già utilizzata dal 700, siamo sempre li come periodo. La statistica ufficiale nasce nel 700, ha di fatto molti significati. Misura di sintesi delle proprietà di una distribuzione: reddito medio, tasso di disoccupazione, aspettative di vita. oppure può essere un numero puro non dipendente dall’unità di misura dei dati: indice dei prezzi al consumo alla produzione, indice della produzione industriale. Questi li andremo a vedere nella fase conclusiva del corso. Il reddito medio è un indice di ricchezza. Qual è il reddito medio degli italiani? Ci fa capire come è la situazione. Posso anche dire qual è la percentuale di italiani che sono al di sotto di una soglia, che definiamo reddito di pura sussistenza. Aspettativa di vita? Gli anni che la persona nata in un certo anno può aspettarsi di vivere. Novant’anni, un bimbo che nasce oggi ha aspettativa di vivere novant’anni. Trentacinque anni invece per altri paesi più poveri.