Quota 100, retributivo, contributivo e la vera domanda che nessuno si fa su INPS e Pensioni.

Quota 100, retributivo, contributivo e la vera domanda che nessuno si fa su INPS e Pensioni.

Ogni volta che torna il finto dibattito sulle pensioni mi rendo conto di che capolavoro di indottrinamento abbiano fatto la scuola pubblica e l’editoria foraggiata dallo stato sulla mente dell’italiano medio.

Fingono di discutere, ma stanno entrambi dallo stesso lato del fronte, quello dello stato. Nessuno che faccia saltare il banco con le due questione veramente dirimenti:

  • Perché devo pagare i contributi INPS?
  • Quando sarei andato in pensione se avessi accantonato e investito autonomamente, ogni anno, la quota che mi viene chiesta dall’INPS con la promessa di una pensione che mi daranno, quando e se vogliono loro, dopo che con quei soldi hanno finanziato la galassia dell’assistenzialismo italiano?

Se l’italiano iniziasse a farsi queste due domande, capirebbe che è lo stesso concetto di pensione ad essere un inganno di stato. Che si può invece via via sostituire con il concetto di libertà finanziaria per cui, nel corso di una vita lavorativa, si accantona e si investe pian piano finché arrivati a una certa età (50/60 anni per chi inizia a lavorare a 20/30 anni) si può gradualmente ridurre l’impegno lavorativo, sostenuti dalla “gamba finanziaria”.

Nei paesi a tradizione liberale, il concetto di libertà finanziaria è ben noto e c’è anche chi la raggiunge relativamente presto. Nei paesi a tradizione statalista come l’Italia, devono farvi credere che ci sia un momento fino al quale si lavora e si paga e un momento a partire dal quale è lo stato a mantenerti.

Così basta spostare quel momento sempre più in là e il gioco è fatto. Paghi sempre e non prendi quasi mai. Lo sanno bene i 20-30enni di oggi: preleveranno loro per una vita intera, fin oltre gli 80 anni, soldi che in realtà non finiranno nella loro pensione ma nel mare magnum delle clientele dell’INPS, che poi sono i clientes dei partiti che in tutti questi decenni hanno utilizzato l’INPS come un bacino di voti.

E’ una tassa, molto onerosa: per un commerciante o artigiano i contributi fissi INPS da pagare per un reddito lordo fino a 15.000€ annui sono circa 3.800€ l’anno, cioè oltre 300€ al mese. Se poi il reddito supera i 15.000€ lordi, come si spera che sia la normalità per non stare sulla soglia di povertà, si paga un’ulteriore quota percentuale sul reddito eccedente. Non la contano nella pressione fiscale, ma non è nient’altro che l’ennesima tassa.

Eppure basterebbe molto poco per accorgersene: l’avete mai fatta la fila ad uno sportello INPS? Non vi siete mai accorti di quanta più gente sia lì per ottenere prestazioni assistenziali rispetto a chi è lì per pagare (magari a rate perché la richiesta è superiore alle proprie possibilità) ?

E dove li prendono quei soldi, secondo voi, se non da quelli che dicono di prelevarvi con l’inganno della pensione??