I principali obiettivi della privatizzazione
1. Obiettivi di finanza pubblica: necessità di ridurre la spesa pubblica e specificamente nel caso italiano di ridurre il debito pubblico quindi cercare di avere nuove risorse finanziarie.
La sostanziale mi dà flussi di entrata per la vendita della partecipazione e altra cosa è che non essendo più l’unico soggetto a capo dell’impresa allora questa non assorbirà più risorse cioè spesso aveva grandi perdite e lo stato doveva coprirle oppure pagare per fare investimenti, è anche vero però che se fa utili non prende i dividendi.
Una volta deciso che occorreva fare cassa allora doveva scegliere quali enti privatizzare.
Prima alternativa: privatizzo le imprese in utile cioè dismetto le imprese pubbliche che vanno bene perché riceverò un grande flusso in entrata e me lo daranno subito, questa è la scelta fatta dallo stato infatti vendono prima le banche cioè si è privato dei gioielli di famiglia.
In anni più recenti la scelta è stata diversa (Alitalia, Tirrennia): non è semplice privatizzare una impresa che sta subendo delle perdite primo perché non è facile trovare un acquirente, altro problema sono tensioni di carattere sociale (lavoratori, se si parla di privatizzazione di impresa in perdita allora il privato avrà necessità di ridurre il personale e questo porta tensioni).
2. Miglioramento dei livelli di efficienza: questo obiettivo presuppone che lo stato ritenga che una AP sia inefficiente proprio perché è pubblica, cioè dire che la rendo privata per renderla efficiente allora significa che finché è in mano pubblica significa che non è efficiente.
Ci sono eccezioni tipo ENI ed ENEL che sono imprese redditizie.
Esempio: vi era un’impresa agricola che impiegava molte persone e subiva perdite enormi finché gravitava nell’IRI e per prima cosa ha ridotto il personale (da 700 – 800 a 70) e ha comprato macchinari, essendo un’area difficile si voleva porre rimedio alla disoccupazione.
È vero che il miglioramento dell’efficienza può essere un obiettivo ma può essere non vero in certe realtà.
3. Riordino del settore pubblico: lo Stato ritiene non più strategico dal punto di vista politico operare in un certo settore economico.
E’ completamente uscito dalle banche, dal settore agroalimentare. Evidentemente politicamente non si riteneva più opportuno presidiare un certo settore.
4. Diffusione della proprietà azionaria: si può ritenere raggiunto perché ha permesso a molti cittadini italiani di avvicinarsi al mercato azionario.
Prima il cittadino era BOT – people.
Invece poi si è spinto su questo quindi si sono accresciuti i soggetti che operano in borsa e poi la cultura finanziaria.