L’utilità delle liberalizzazioni
La BCE ci aveva chiesto durante il governo precedente e avevamo tentato e tenteremo ancora, ci aveva chiesto procedure di liberalizzazione nelle aree poco concorrenziali, rendere più concorrenziali mercati che non lo sono.
Ad esempio gli ordini professionali possono essere viste come barriere all’ingresso molto forti (gli esami di stato per avvocato o commercialista). Settori produttivi a basso livello di concorrenzialità sono quelli dei servizi pubblici.
Ora i problemi sono drammatici perché significa dover mettere tasse e abbassare la spesa, così però si riduce la crescita ma così negli anni successivi sarà più difficile pagare il debito pubblico perché per pagarlo servono tante tasse che dipendono dal reddito ma questo si riduce. Questo è un guaio che potrebbe portare alla spaccatura dell’euro che può avvenire in molti modi diversi.
L’euro ha avuto due fragilità da sempre: una è il fatto che c’è politica monetaria comune ma le altre politiche ognuno le fa per conto suo ma il cambio fra un paese e l’altro non si regola, altra cosa è la mancanza di un prestatore di ultima istanza. I paesi che non sono nell’euro come stati uniti e Inghilterra, i mercati sanno che se il debito non lo sottoscrivono loro, sanno che lo pagherà la banca centrale e quindi si fidano.
Invece in Europa non c’è qualcuno su cui si può sempre contare, o si riesce a pagare con il saldo pubblico oppure il paese fallisce.
Quando è nata la BCE questa si è assunta l’impegno di non sottoscrivere titoli perché la Germania ha detto che si metteva insieme ai paesi cicala ma poi il mercato avrebbe richiesto tassi più alti anche alla Germania.
Finora è andata bene, nonostante la mancata robustezza della struttura.
L’idea di non avere un prestatore di ultima istanza quindi è stata della Germania.
La Grecia che aveva falsificato i conti, poi è successo che l’Irlanda dei pescatori sono nati poi 3 banche e tutte e tre sono fallite con la crisi finanziaria quindi lo stato irlandese ha dovuto pagare i depositanti ed è andato in fortissimo disavanzo e ha aumentato molto il debito, poi la Spagna che aveva fatto prestiti facili con Zapatero per fare sviluppare l’economia soprattutto gli immobili, fino a pochi anni fa la Spagna era un esempio di crescita spinta dell’economia, ma era cresciuto sui prestiti delle banche e quando i prezzi delle case sono crollati, queste che erano state date in ipoteca le banche poi ci hanno perso molti soldi.
Forse ha confuso Irlanda e Islanda.
La Finlandia è un paese considerato solido dal punto di vista del bilancio pubblico, la Francia si auto considera solida, la Germania è solida, l’Austria pure. Ora questi paesi finora considerati solidi iniziano ad avere problemi anche loro.
Si intravedono problemi anche per la Germania. Ora la domanda di titoli pubblici tedeschi è elevata perché i mercati hanno così paura di sottoscrivere titoli di altri paesi che comprano quelli tedeschi. Ci si fida sempre dei tedeschi però anche lei se avesse problemi non avrebbe un prestatore di ultima istanza.
Roubini che nel 2008 aveva detto che il mondo stava per crollare, ha messo su una società prendendo molti economisti pragmatici e ha fatto questa economisti e i politici, le aziende, gli stati: secondo la rivista di cui Roubini è il fondatore “l’eurocrisi sta spargendosi dalla periferia al centro, il sistema disegnato in modo da fallire, fallirà”.
Le soluzioni sembrano essere non molte: o si fa una banca europea che non sia prestatore di ultima istanza oppure per continuare così è meglio che si spacchi perché i sacrifici che vengono fatti in termini di disoccupazione e di crescita allora questo porta ancora più difficoltà per ripagare il debito.
Un altro articolo anch’esso scritto da Roubini dice che il debito è sovrano ed i rischi sono sistemici.
Dice la situazione com’è e dice che c’è l’idea che il fallimento della Grecia porta con sé il fallimento dell’Italia ma la Francia e la Germania sono molto più esposti verso i titoli greci.
Quindi non si capisce perché il fallimento della Grecia dovrebbe portare al fallimento dell’Italia.
La EBA che svolge vigilanza prudenziale sul sistema bancario europeo ha richiesto alle banche italiane capitali molto superiori per ogni lira che presta (capitale di vigilanza) a quello che chiede alle banche di altri paesi tipo Germania o Francia e qui si dice che però le banche degli altri paesi sono più esposte, ma le banche italiane hanno i titoli italiani.
Quello che si voleva dimostrare è che il default greco non è detto che porti al default italiano. Naturalmente non sono importanti solo i titoli del debito greco ma anche i crediti che queste banche hanno nei confronti dei titoli greci, infatti abbiamo due colonne, la seconda dice crediti verso banche greche, in ogni caso il totale di esposizione è basso.
I titoli greci verranno rimborsati al 50%.
Giavazzi è fissato con la mancanza di concorrenza nel mercato dei taxi. È stato intervistato dal NYT e ha parlato per 10 righe del mercato dei taxi.
Sempre nella logica delle liberalizzazioni un’altra battaglia portata avanti da Giavazzi è stata verso le fondazioni bancarie. C’erano molte banche pubbliche le quali ad un certo punto si è detto che si doveva privatizzare (era il periodo delle privatizzazioni).
Le banche erano enti pubblici e non si sapeva come fare a privatizzarle, come si fa? Si mettono all’asta? L’ENI e l’ENEL erano dello stato, le banche non erano di nessuno, il comune poteva nominare qualche dirigenti, le province pure, erano un po’ tanto autonomi.
Allora Ciampi (PdC) e Amato (dT) hanno avuto questa idea.
Costituiamo delle fondazioni, le banche le facciamo azioni e poi le fondazioni devono avere la maggioranza delle azioni, poi è cambiata la legge e ha detto che non potevano detenere la maggioranza delle azioni, qualche banca ha fatto finta di niente.
Lui è molto contrario al fatto che le fondazioni abbiano pacchetti azionari significativi. Se la maggioranza ce l’ha un ente che non lo venderà mai i manager si adattano cioè basta che abbiano come amica la fondazione bancaria e possono fare quello che vogliono, invece se lavorano male allora il valore dell’azione scende, qualcuno compra azioni, cambia il management e via.
Si fa un take over e si sostituisce il management.
Così si induce concorrenza e si rende più efficiente il sistema.
Abbiamo assistito ad una apertura dei mercati legati all’espansione tecnologica.
La regolamentazione entra a far parte del gioco concorrenziale, in azienda c’è un’intera funzione che ragiona su come “gestire” l’authority.