Cosa è successo dopo le prime avvisaglie della crisi finanziaria del 2006
Nei 15 anni prima del 2006 c’è stata grande creazione di leva cioè di credito. Questo è stato facilitato da un rilassamento della normativa ma soprattutto enorme crescita della liquidità nei paesi sviluppati per afflusso di denaro dall’estero (le azioni americane sono acquistate in tutto il mondo) e il sistema finanziario ha posto in essere leve sempre più importanti.
Ad un certo punto ad un eccesso di ottimismo è succeduto un eccesso di pessimismo, il mondo è una successione di eventi che vanno da un eccesso all’altro, la Fed dice che essendoci un po’ eccesso di ottimismo e in altri eccessi di pessimismo allora c’è equilibrio ma non è così.
Col pessimismo si sono chiusi i mercati.
Le banche centrali nascono in risposta a crisi di liquidità, un tempo c’erano solo operatori privati, lo scopo delle banche centrali aiutano il tesoro a collocare i titoli, fanno un po’ di sorveglianza, ma soprattutto quando c’è crisi intervengo, se la crisi è solo di liquidità non faccio andare a fondo gi intermediari perché non c’è un mercato dei depositi ma agisco.
800 miliardi di dollari è l’attivo della Fed e nel giro di pochissimo siccome nessuno dà più finanziamenti perché c’è crisi di fiducia allora subentra lei portando 1400 miliardi di dollari nel sistema, comprano commercial paper, titoli di stato, inonda gli stati uniti di denaro, siccome questo denaro non esce più da investitori privati.
Stessa cosa per la BCE.
La BCE essendo multinazionale dove si risponde ai singoli governi ma non troppo, l’attività ha sempre dato soldi a soggetti garantiti cioè che davano garanzie, nel caso americano invece i soldi sono stati erogati in modo più facile. Abbasso il tasso alle banche.
Queste sono misure di breve termine cioè non si risolve gran ché, la BCE sopperisce alla mancanza di liquidità. Ma potrebbe essere anche una crisi dovuta all’eccesso di leva e quindi devo vedere se è buona la strategia del paese, se un governo si è indebitato troppo o un’impresa allora la BCE non può fare molto.
Allora devo fare anche delle riforme strutturali.
Il settore pubblico è cresciuto troppo magari, e allora o faccio crescere l’economia oppure tagli dipendenti pubblici.
Poi ci sono misure più indirizzate verso il mondo finanziario. Ad esempio Basilea 3 che cerca di riformare il modo in cui operano le banche, anche le assicurazioni non sono messe molto bene.
E il sistema scado banking anche va riformato sennò risuccede la stessa cosa, riformo il sistema dei derivati. Vieto lo SBS, gli rompo le balle e gli applico le stesse regole delle banche, oppure fate quello che volete ma creo barriere tra sistema non bancario e bancario tipo proibisco alle banche di prestarvi soldi eccetera,metto una serie di limitazioni che possono arginare.
Fotografia delle banche prima della crisi.
Sono le fonti per vedere come si finanziano le banche. I veri mezzi propri sono il 3%, le altre sono obbligazioni che sono da cuscinetto cioè dopo le azioni le perdite colpiscono questi. Quindi il problema è un eccesso di leva.
Un attivo di 100 e se perde il 3% non ho più mezzi propri, salta tutto. La prima cosa è che quelle obbligazioni che non sono proprio capitale le limitiamo moltissimo, le azioni le voglio il doppio, triplo, quadruplo. Quindi il capitale sociale dovrà crescere e dovrà farlo sempre di più. Raccolgo capitale e se non me lo danno gli azionisti riduco l’attivo (molti hanno fatto così).
L’altro capitolo importante di Basilea sono gli interventi sulla liquidità.
Le banche hanno la tendenza ad avere debiti a breve e investire a lungo termine, allora si mettono regole stringenti su come si finanziano cioè forse molti più depositi retail, invece che istituzionali che scappano via veloci. Inoltre limiti alla leva cioè più presti a lungo termine più devi raccogliere a lungo termine e poi la leva cioè si pone una leva assoluta non ponderata sull’attivo cioè prima era ponderato sull’attivo, ora è diverso.
Perché le azioni bancarie sono quelle che hanno la volatilità maggiore?
La Francia rischia di essere declassata, o mette i soldi per salvare le banche degli altri paesi allora i titoli di stato francesi vengono declassati dalle agenzie francesi oppure le sue banche si trovano ad avere titoli che vanno in default allora poi deve salvare le proprie banche con i soldi dello stato.
Concettualmente è il debito pubblico dei paesi periferici europei a creare problemi alle banche perché le banche hanno sottoscritto titoli del debito pubblico, fino a poco fa i titoli di stato erano considerati molto sicuri cioè il modo più tranquillo di investire.
Di botto la possibilità di rimborsarli è stata messa in dubbio, prima venivano pagati emettendo nuovi titoli, ora c’è il dubbio che i nuovi titoli non vengano sottoscritti e quindi i vecchi non siano rimborsati.
Quindi i titoli di stato sono diventati un investimento rischioso. Le banche ritenevano la cosa più tranquilla investire nei titoli del debito pubblico perché lo stato si riteneva più solvibile che non un’impresa, ora può fallire uno stato.
Quindi il debito pubblico italiano è diventato un asset rischioso per le banche italiane che lo hanno in portafoglio, ma lo hanno in portafoglio molte famiglie, le vecchiette, molte banche straniere, non c’è nessuna banca straniera che non abbia in portafoglio cospicui investimenti nei titoli di stato italiani quindi il fallimento dell’Italia colpirebbe le banche di tutto il mondo.
La crisi usa è stato diverso, le banche sono state in difficoltà e poi lo stato le ha salvate quasi tutte e il problema delle banche è diventato problema dello stato, mentre in Italia è stato l’opposto.
Legge una cosa: una signora abbiente ha lasciato un cospicuo legato a favore del dipartimento di ingegneria. Voleva mettere questi soldi in titoli di stato in quanto sicuro e che il rendimento sia investito nella ricerca.
Quella signora trovava che il modo più sicuro di investire fosse di investire in titoli di stato.
Merkel: o dice che non vuole salvare l’Italia e crolla il prezzo titoli italiani, crolla il valore di tutte le banche mondiali, gli altri stati cercano di salvare le loro banche e crollano i loro conti pubblici, oppure dice che vuole salvarci e allora crolla lei perché i tedeschi non vogliono aiutarci, questi italiani hanno sempre fatto debiti, mandano la gente in pensione giovane, hanno un sacco di ferie
Comprare titoli di stato di paesi sicuri tipo norvegesi (altre soluzioni sono tutte rischiose le banche hanno perso il 90%, altre aziende rischiano tutte il default) oppure australiani, però c’è un rischio che si corre che è il rischio di cambio perché probabilmente questa valute non peggioreranno rispetto all’euro ma poi non si può sapere se magari in Australia succede qualcosa che fa svalutare la moneta australiana, siccome la signora aveva detto che voleva prendere titoli sicuri allora si aggiunge rischio di cambio.
Altra soluzione si comprano titoli tedeschi, non c’è rischio di cambio, la Germania pagherà sicuramente. Però è successo che tanti hanno fatto questo ragionamento cioè tanti hanno sottoscritto titoli tedeschi e i prezzi dei bond sono saliti vorticosamente e nel momento in cui le cose si dovessero tranquillizzare, allora ci sarebbe un flusso verso i titoli italiani e il prezzo dei titoli tedeschi crolla. Se il prezzo andasse a 120 dei titoli tedeschi allora avrei investito 120 e mi ridanno 100. I titoli greci verranno rimborsati alla metà.
Limitiamoci ai titoli. Governance europea inadeguata alla crisi nel senso che i capi di governo che si trovano in Europa oggi possiamo essere sicuri che non saranno rieletti perché qualsiasi cosa facciano, sbagliano (Merkel salva stati allora perde elezioni, non li salveremo allora crolla il mondo e i tedeschi non la rivotano.
Sarkozy è al minimo dei consensi e le elezioni regionali dimostrano come il suo partito perderà, il portoghese non è stato rieletto, Zapatero ha detto che manco si ricandida, la Merkel anche lei li ha contro.
Al limite B può essere rieletto perché dall’altra parte non c’è nessuno.
Obama dicono tutti che è stato una delusione.
Il differenziale tra titoli di stato italiani e tedeschi è preso come indicatore di sfiducia nei confronti dei titoli di stato italiani.
Se compriamo un BTP a 10 anni e un bond a 10 anni, il BTP a 10 anni rende il 3,75% in più perché è più rischioso (ovviamente bisogna confrontare titoli con la stessa scadenza, la convenzione è quella di usare titoli a 10 anni).