L’articolazione dei controlli
- La regolamentazione del sistema finanziario
- I soggetti del livello amministrativo
- I controlli: come avvengono e i loro obiettivi
- Banca Centrale Europea e politica monetaria
- Obiettivi e compiti dell’Eurosistema
- La stabilità dei prezzi
- Canali di trasmissione della politica monetaria
- Gli strumenti di politica monetaria
La regolamentazione del sistema finanziario
La regolamentazione del sistema finanziario presenta vari livelli di controllo:
– livello legislativo —> leggi —> Parlamento: esistono molte leggi in materia finanziaria e, dal momento che delle leggi si occupa il Parlamento, sarà proprio questo il primo soggetto incaricato del controllo (il Testo Unico della Finanza e il Testo Unico in Materia Bancaria contengono quasi tutte le leggi relative alla finanza e alle banche);
– livello esecutivo —> politiche/indirizzi —> Governo (o singoli ministeri);
– livello amministrativo —> regolamenti: ogni legge, affinché sia attuabile, necessita di un regolamento che espliciti la procedura da seguire per la sua applicazione. In economia, così come in altri settori, esistono gruppi di esperti incaricati di emanare i regolamenti che stabiliscano come applicare le leggi e di controllare che tali regolamenti vengano rispettati. All’interno del sistema finanziario vi sono vari soggetti che svolgono queste funzioni.
Il livello legislativo è un livello che, almeno in linea teorica, precede gli altri momenti.
Tuttavia, il livello esecutivo ed amministrativo sono subordinati temporalmente ma non dal punto di vista dell’importanza: senza regolamenti, le leggi non potrebbero essere applicate, e senza il Governo che si impegni a far applicare le leggi si manifesterebbero molti problemi.
I soggetti del livello amministrativo
Banca d’Italia. Fino all’entrata in vigore dell’euro, la Banca d’Italia aveva essenzialmente due ruoli: quello di istituto di emissione e quello di istituto di vigilanza sul sistema creditizio. Dopo l’introduzione dell’euro, il primo compito le è stato revocato, ma ha mantenuto il secondo: la Banca d’Italia è, in primis, quel soggetto che verifica la gestione di tre delle quattro motivazioni viste in precedenza (stabilità, efficienza, correttezza nei rapporti).
Questo compito viene svolto in relazione sia all’attività creditizia sia all’attività in titoli.
Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa). La Consob si occupa e vigila sui mercati finanziari, ovvero vigila sugli emittenti di titoli e sul funzionamento dei mercati. In generale, la Consob controlla che gli emittenti di titoli diano le opportune informazioni al mercato e che i mercati in cui si scambia funzionino bene.
Isvap (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo). L’Isvap è il soggetto che vigila sul settore assicurativo.
Covip (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione). La Covip si occupa della previdenza complementare, dei fondi pensione.
A questi quattro soggetti si aggiunge una quinta figura che si può rintracciare anche in settori diversi da quello finanziario.
Antitrust. L’Antitrust si occupa del controllo della concorrenza. A differenza di quanto accade in altri settori, in cui l’Antitrust ha l’ultima parola, nel nostro Paese, l’Antitrust del settore finanziario lavora insieme alla Banca d’Italia, ossia le decisioni che vengono prese sono di tipo collegiale.
I controlli: come avvengono e i loro obiettivi
Quando si parla di politiche di controllo del sistema finanziario, possiamo distinguere tra:
– politica monetaria: i controlli sono svolti da quei soggetti che si occupano direttamente dell’attuazione di questa politica, e il modo in cui i controlli vengono effettuati è finalizzato ad assicurare il raggiungimento del principale obiettivo della politica monetaria, ossia la stabilità dei prezzi (controllo dell’inflazione);
– politiche di vigilanza: le politiche di vigilanza, a differenza della politica monetaria, hanno più obiettivi. In primo luogo, sono volte a garantire la stabilità del sistema nel suo complesso (controllare che le banche non falliscano, che siano presenti dove c’è necessità, eccetera); in secondo luogo hanno lo scopo di verificare e incentivare l’efficienza del sistema (controllare che le banche si dotino di tutti quei sistemi necessari per operare al minimo della curva dei costi, che gli istituti bancari siano aggressivi e tentino di conquistare le quote di mercato degli istituti meno efficienti, eccetera); infine, hanno l’obiettivo di garantire la correttezza e la trasparenza degli intermediari e del mercato.
È opportuno effettuare alcune considerazioni sui temi della stabilità e dell’efficienza, che possono apparire in contrasto l’uno con l’altro. Infatti, le regole finalizzate ad assicurare la stabilità agiscono, ad esempio, limitando la concorrenza, cosa che può impattare sull’efficienza; viceversa, le regole finalizzate al raggiungimento dell’efficienza possono spingere gli istituti ad assumersi troppi rischi, a scapito della stabilità. Tuttavia, si tratta di un trade-off di breve termine, perché nel lungo termine i sistemi efficienti sono anche sistemi stabili: infatti, la concorrenza fa sì che via via escano dal mercato i soggetti meno competitivi, mentre restano in attività i migliori, che dovrebbero essere anche i più stabili.
Banca Centrale Europea e politica monetaria
BCE ed Eurosistema
La Banca Centrale Europea, con sede a Francoforte, nasce nel 1998 per accompagnare i Paesi membri dell’UE verso l’adozione dell’euro. I suoi compiti principali sono rappresentati dalla gestione della politica monetaria e dal garantire la stabilità dei prezzi.
Per svolgere i suoi compiti istituzionali, la BCE opera all’interno del cosiddetto SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali). Tale sistema è composto da tutte le BCN (Banche Centrali Nazionali) dei Paesi che hanno aderito all’UE. Poiché non tutti i Paesi UE hanno aderito all’euro, all’interno del SEBC esiste l’Eurosistema, al quale hanno accesso la BCE e le BCN dei Paesi che hanno adottato l’euro.
La distinzione tra Eurosistema e SEBC rimarrà in vigore fino a quando alcuni dei paesi membri dell’Unione Europea (quali ad esempio il Regno Unito) manterranno la propria valuta nazionale. Il termine area euro identifica lo spazio economico costituito dai Paesi che hanno adottato l’euro.
All’interno dell’Eurosistema, gli organi decisionali responsabili della preparazione,
condotta e implementazione della politica monetaria sono:
– il Consiglio Direttivo, che rappresenta l’organo decisionale più importante all’interno della BCE. Tale organo si compone dei sei membri del Comitato Esecutivo e di tutti i governatori dell’area euro. La principale responsabilità del Consiglio Direttivo consiste nella formulazione della politica monetaria dell’area euro;
– il Comitato Esecutivo, che svolge alcuni importanti compiti, tra i quali attuare la politica monetaria nell’area euro, impartendo le istruzioni necessarie alle BCN dei Paesi appartenenti all’area euro. Tale comitato è composto da sei persone, cioè dal presidente della BCE, dal vicepresidente e da quattro membri nominati di comune accordo dai Governi dei Paesi aderenti all’euro;
– il Consiglio Generale della BCE, che si compone del presidente e del vicepresidente della BCE e dei governatori delle BCN di tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. Pur assolvendo importanti compiti, tale consiglio non ha alcuna responsabilità in materia di politica monetaria per l’area euro, perciò non lo tratteremo.
Obiettivi e compiti dell’Eurosistema
Il Trattato costitutivo dell’Unione Europea assegna all’Eurosistema l’obiettivo fondamentale di tutelare la stabilità dei prezzi su un orizzonte di medio termine.
In questa ottica, i compiti fondamentali della BCE sono:
– definizione e implementazione della politica monetaria unica per l’area euro;
– condotta delle operazioni in cambi;
– custodia e gestione delle riserve ufficiali di valuta estera degli Stati membri;
– promozione e gestione del sistema dei pagamenti;
– raccolta delle informazioni statistiche necessarie.
I compiti principali delle BCN sono invece:
– trasmissione degli impulsi di politica monetaria stabiliti dalla BCE;
– svolgimento della funzione di vigilanza sui sistemi bancari nazionali.
La stabilità dei prezzi
Definizione quantitativa di stabilità dei prezzi. Il primo elemento della strategia di politica monetaria della BCE è rappresentato da una definizione quantitativa di stabilità dei prezzi. Nel 1998, il Consiglio Direttivo della BCE annunciò la seguente definizione: “Si definirà stabilità dei prezzi un incremento su base annua dell’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo all’interno dell’area euro inferiore al 2%. La stabilità dei prezzi così definita è da mantenersi nel medio termine”.
Quasi ogni termine di tale definizione merita di essere analizzato:
– la clausola “all’interno dell’area euro” sottolinea la portata generale del mandato della BCE;
– la definizione identifica un indice dei prezzi specifico come base per valutare la stabilità dei prezzi;
– la clausola “un incremento su base annua” sottolinea come la BCE, accanto ai rischi di inflazione, tenga conto anche della possibilità di deflazione, una condizione in cui i prezzi assoluti diminuiscono con effetti dannosi per il sistema economico;
– la definizione di stabilità dei prezzi fornita dalla BCE non prevede un tasso di inflazione nullo, bensì positivo. Il valore del 2% serve a tener conto della possibilità che l’inflazione misurata sulla base dell’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo sovrastimi leggermente il tasso di inflazione effettivo all’interno dell’area euro;
– il riferimento al “medio termine” libera la BCE dall’obbligo di reagire a scostamenti temporanei dell’inflazione dal valore obiettivo, qualora si ritenga che tali scostamenti siano il prodotto di fattori transitori destinati a scomparire in breve tempo.
I due pilastri. Il secondo elemento della strategia di politica monetaria dell’Eurosistema riguarda l’approccio seguito dalla BCE nella raccolta, valutazione e confronto delle informazioni inerenti al rischio di inflazione all’interno dell’area euro. Tale approccio si basa su due prospettive analitiche definite, in gergo, i “due pilastri”.
Nell’ambito del “primo pilastro”, che prende il nome di pilastro dell’analisi economica, si valutano i fattori che determinano o influenzano la dinamica dei prezzi nel breve e medio periodo, rivolgendo particolare attenzione all’economia reale e alle condizioni finanziarie. Nell’ambito del “secondo pilastro”, che prende il nome di pilastro dell’analisi monetaria si valutano i fattori che determinano o influenzano la dinamica dei prezzi nel lungo periodo, rivolgendo particolare attenzione alla dinamica degli aggregati monetari e creditizi.
Canali di trasmissione della politica monetaria
La politica monetaria non è in grado di operare secondo una relazione di causa-effetto immediata, ossia la BCE non dispone di strumenti in grado di influenzare direttamente l’andamento dei prezzi. Tuttavia, dispone di strumenti in grado di influenzare obiettivi intermedi che, a loro volta, andranno ad influenzare i prezzi. Il canale principale di politica monetaria è rappresentato dalla definizione da parte della BCE del livello dei tassi ufficiali. Questa manovra andrà ad influenzare gli aggregati del mercato monetario e creditizio, dal momento che il livello dei tassi ufficiali influenzerà i prezzi dei finanziamenti, la quantità di denaro che sarà possibile prestare, ecc¼ Di conseguenza, si modificheranno anche gli aggregati del mercato finanziario. Ciò provoca modifiche alla domanda di beni e servizi, ossia alla capacità di spesa da parte dei soggetti economici. La variazione congiunta di questi fattori genera modifiche nel livello di inflazione
Gli strumenti di politica monetaria
Possiamo distinguere tra i seguenti strumenti di politica monetaria:
– operazioni di mercato aperto;
– operazioni attivabili su iniziativa delle controparti;
– riserva obbligatoria.