Equilibrio finanziario e gestione corrente
Con equilibrio finanziario si intende la capacità costante di disporre del capitale monetario necessario per far fronte agli obblighi di pagamento (per investimenti, rimborsi, remunerazione del capitale) con la liquidità generata dai realizzi o con nuovi finanziamenti, economicamente sostenibili dai ricavi della gestione => far fronte al fabbisogno finanziario. E’ la condizione che si realizza quando l’impresa è in grado di mantenere sempre in equilibrio le entrate e le uscite monetarie senza compromettere l’equilibrio economico.
Durante la vita dell‟impresa il fabbisogno finanziario varia in funzione della dinamica degli investimenti ma anche dal fatto che normalmente la gestione corrente dà luogo alla formazione di risorse finanziarie, misurabili in senso ampio come Autofinanziamento ed in senso stretto come Cash Flow della gestione corrente che rimangono temporaneamente o permanentemente a disposizione dell‟impresa risolvendosi in un miglioramento non solo della capacità di operare in condizioni di equilibrio finanziario, ma anche delle prospettive di redditività. Si configura quindi l’esigenza di disporre modelli interpretativi e di strumenti analitici utili per rappresentare, prevedere e governare la dinamica dei flussi finanziari generati dalle operazioni di gestione.
EQUAZIONE FINANZIARIA: fi [disponibilità iniziali liquide] + entrate [vendita di prodotti + + riscossione di crediti di funzionamento] = uscite [acquisti di fattori + saldo di debiti di finanziamento e funzionamento + remunerazione del capitale] + ft [disponibilità liquide finali].
Ai fini dell’equilibrio finanziario l’impresa può agire sulle entrate (nuovi finanziamenti, termini più favorevoli di pagamento dai clienti, vendita beni patrimoniali, realizzo di scorte) e/o sulle uscite (più favorevoli termini di pagamento ai fornitori, rinvio spese). Queste scelte possono comportare maggiori costi, minori ricavi, minori redditi accessori minore efficienza ed efficacia. L‘equilibrio finanziario deve essere compatibile con l’economicità della gestione. La dinamica dei fabbisogni finanziari dipende dall’andamento e dalle modalità di svolgimento dell’attività produttiva dalle variazioni dei prezzi dei fattori produttivi e dei prodotti, dalle variazioni della velocità di circolazione del capitale dall’allestimento e dalle variazioni delle scorte di materie prime e prodotti, dalla concessione e dalle variazioni di finanziamenti a fornitori e clienti.
La copertura dei fabbisogno finanziario
I fabbisogni finanziari che si formano durante la vita dell’impresa possono essere soddisfatti attraverso ulteriori operazioni di finanziamento (apporti di capitale di rischio, apporti di capitale di credito che comportano entrambi una remunerazione) e/o finanziamenti da clienti e fornitori (anticipi di pagamento dai clienti dilazioni di pagamento dai fornitori di solito formalmente non a titolo oneroso).
LA GESTIONE CORRENTE è rappresentata dall’insieme di operazioni che riguardano l’utilizzo di una capacità produttiva già predisposta. Si tratta delle operazioni che riguardano il ciclo acquisto ffs – trasformazione – vendita dei prodotti. Esempi di operazioni di gestione corrente: acquisto di ffs, saldo debiti di funzionamento, trasformazione, vendita, riscossioni crediti di funzionamento, pagamento interessi passivi. Va osservato che la gestione corrente può essere individuata tanto con riferimento alle attività caratteristiche quanto alle attività extra caratteristiche. Si adotta l’ipotesi semplificatrice che non ci sia attività extra caratteristica quindi la gestione corrente coincida con la gestione caratterista, ma attenzione, in realtà non è così.
Premesso ciò la gestione corrente da luogo ad una serie di variazioni nel valore degli impieghi e delle fonti del capitale di funzionamento rappresentati nello stato patrimoniale: la gestione corrente può determinare variazioni nell’entità del capitale monetario, dei debiti, dei crediti, delle scorte di materie prime e prodotti. Le operazioni che non fanno parte della gestione corrente si risolvono invece in variazioni dell’entità del solo capitale monetario. Esempi di operazioni di gestione extracorrente che generano variazioni di entità del capitale monetario: acquisto e realizzo di fattori produttivi a fecondità ripetuta, acquisizione e rimborso di capitale di credito, acquisizione e rimborso del capitale di rischio, utilizzo dei fondi rischi, del fondo tfr, pagamento oneri tributari, remunerazione del capitale di rischio.
Nella dinamica finanziaria della gestione si crea così un interdipendenza di flussi finanziari originati dalla gestione corrente e extracorrente. La gestione corrente rappresenta uno snodo fondamentale tra gli aspetti economici e finanziari della gestione: le risorse finanziarie che si formano nell’ambito della gestione corrente da un lato migliorano le condizioni di redditività ma dall’altro dipendono (come si vede dall’autofinanziamento), dalla dinamica reddituale, in particolare dall’entità dei ricavi di vendita (= entrate finanziarie), dei costi d’acquisto dei ffs e degli oneri finanziari (= uscite finanziarie), degli ammortamenti e degli accantonamenti per oneri futuri (non sono uscite nel breve termine), del reddito globale lordo.
IL CAPITALE CIRCOLANTE NETTO è un valore astratto di natura finanziaria, calcolato per differenza tra una parte degli impieghi ed una parte delle fonti del capitale di funzionamento rappresentati nello stato patrimoniale. Anche la sua variazione (flusso di capitale circolante netto) che si produce per effetto della gestione ha natura finanziaria. Il significato e la dimensione di questo valore dipendono da quali impieghi e quali fonti vengono presi in considerazione ai fini del suo calcolo. Ne derivano quindi diverse configurazioni di capitale circolante netto:
- CCN in senso stretto: utile per l’analisi e il governo della formazione delle risorse finanziarie. Si ottiene riclassificando fonti e impieghi in base al loro rapporto col ciclo della produzione. Il capitale fisso è costituito dagli investimenti di struttura, il ccl è costituito da liquidità e dagli investimenti per assicurare l’utilizzo della capacità produttiva installata, (= elementi legati alla gestione corrente, sono scorte di mp e prodotti, crediti al netto dei fondi rischi e liquidità); le fonti durevoli sono il capitale netto al netto dell’utile destinato alla distribuzione e i debiti di finanziamento; il passivo corrente è costituito dalle fonti che si formano in relazione allo svolgimento della gestione corrente (= debiti v/f, fondi rischi, fondo tfr, debiti tributari, utile destinato alla distribuzione). CCN = ccl – passivo corrente: segnala l’entità delle risorse finanziarie dell’impresa, rappresentate dal capitale disponibile in forma liquida e da quello destinato a tornare in forma liquida attraverso le operazioni di gestione corrente come conseguenza del realizzo del ccl e dell’estinzione del passivo corrente. Non corrisponde alle risorse effettivamente disponibili perché la liquidità derivata dal realizzo del ccl è con continuità riassorbita dal rifornirsi di scorte e di crediti di funzionamento e l’estinzione dei debiti è compensata dall’ottenimento di nuove dilazioni di pagamento. Peraltro un valore positivo del ccn segnalerebbe che la gestione corrente è svolta in condizioni di equilibrio finanziario, in quanto il capitale già disponibile e quello in attesa di realizzo del ccl è sufficiente ad assicurare i pagamenti connessi all’estinzione del passivo corrente. Il riformarsi del passivo corrente consente di rifinanziare il ccl. Nella realtà i tempi di realizzo del ccl e di estinzione del passivo corrente non sono necessariamente quelli sopra ipotizzati: quindi la capacità informativa del ccn in senso stretto più che al controllo dell’equilibrio finanziario a breve, si rivela fondamentale per operare scelte di sviluppo o di funzionamento attente alle conseguenze che ne discendono sul piano finanziario.
- CCN operativo: il ccn operativo è pari a crediti + scorte – debiti di funzionamento. Il ccn in senso stretto può essere visto come un valore corrispondente alla liquidità disponibile a cui si somma il ccn operativo. Il ccn operativo può essere un valore positivo o negativo che va a incrementare/decrementare la liquidità ai fini del calcolo del ccn in senso stretto.
- CCN in senso finanziario: si è già detto che nella realtà i tempi di realizzo del ccl e di estinzione del passivo corrente non sono necessariamente quelli sopra ipotizzati nella spiegazione del ccn in senso stretto: da ciò deriva quindi l‟esistenza del ccn in senso finanziario come strumento d‟esame dell‟equilibrio finanziario di breve termine.
Per questo motivo gli impieghi e le fonti vengono riclassificati non più in base al ruolo nel ciclo di produzione bensì in base al loro effettivo grado di realizzabilità/esigibilità nel breve o nel medio/lungo termine. Il capitale fisso raccoglie tutte le attività destinate ad essere realizzate oltre l’anno; il ccl ingloba il denaro in cassa/banca, crediti esigibili entro l’anno e scorte destinate a tornare in forma liquida sempre entro l’anno. Le fonti durevoli sono tutti i valori esigibili oltre l’anno (capitale proprio al netto degli utili da distribuire, debiti di funzionamento e finanziamento oltre l’anno,i fondi per utilizzi oltre l’anno); il passivo corrente è composto dalle passività esigibili entro l’anno (utili da distribuire, debiti tributari, fondi rischi e tfr per usi entro l’anno successivo).
Il ccn in senso finanziario consente di prevedere se il capitale monetario già disponibile in forma liquida nel breve termine, sarà sufficiente ad alimentare i pagamenti connessi all’estinzione delle fonti scadenti nello stesso arco di tempo. Se è negativo significa che è insufficiente a far fronte ai pagamenti connessi alle passività correnti: in altre parole la gestione corrente non sarà in grado di assicurare la formazione di capitale monetario in misura sufficiente a fronteggiare i pagamenti. Se è positivo bisogna però valutare, perché ci sono due scenari ben diversi: se il capitale monetario disponibile inizialmente supera il passivo corrente non esistono problematiche di equilibrio finanziario; se il capitale monetario inizialmente disponibile è inferiore al passivo corrente, perché vi sia equilibrio finanziario occorre che i tempi di realizzo del ccl siano coerenti con i tempi di estinzione del passivo corrente.