Imprese Italiane in crisi

Autore:
Antonella Palumbo
  • Giornalista

Imprese Italiane in crisi

La difficile situazione economica degli ultimi anni sta lasciando un segno tangibile sul tessuto imprenditoriale italiano, portando a una nuova ondata di fallimenti e chiusure.

Economia
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Negli ultimi due anni, il panorama economico italiano ha visto una significativa crescita dei fallimenti aziendali, tornando a livelli critici dopo un periodo di relativa calma. Nel 2024, il numero di fallimenti ha raggiunto quota 9.194, segnando un incremento del 17,2% rispetto al periodo precedente. Questa tendenza al rialzo è particolarmente evidente nel Nord-Ovest del Paese, con la Lombardia che guida la classifica per numero di chiusure.

Settori in Difficoltà: La Tempesta Perfetta per l’Industria

Il fenomeno dei fallimenti non ha risparmiato alcun settore, ma alcuni comparti sono stati più duramente colpiti rispetto ad altri. L’Industria e le Costruzioni hanno subito i contraccolpi più pesanti. Le aziende nel settore dei Metalli hanno affrontato una crescita del 48,4% nei fallimenti, un dato preoccupante che riflette le sfide affrontate dalle imprese italiane. Anche il Sistema Moda, un tempo faro dell’economia italiana, ora si trova in acque agitate, con un incremento del 41,1% nei casi di insolvenza.

Anche nel settore dei Servizi, i segnali di crisi sono evidenti, con il 35% delle chiusure totali concentrate in questo comparto. La crescente difficoltà nel mantenere a galla le attività ha colpito particolarmente le aziende più giovani, con meno di cinque anni di vita. Queste realtà si sono viste precipitare in un baratro di incertezze economiche aumentato dal sostanziale incremento dei costi energetici e finanziari.

Le nuove normative e il loro impatto sul mercato

Marketing
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Con l’introduzione del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza nel 2022, molte imprese hanno iniziato a sfruttare i nuovi strumenti legali disponibili per gestire le crisi. Tra questi, i procedimenti unitari e le misure cautelari hanno subito una vera e propria esplosione nei numeri, in particolare tra le società di capitali, che hanno visto un aumento del 170% dall’assunzione del codice nel 2023 al 2024.

Queste nuove normative puntano ad anticipare le problematiche economiche e a impedirne l’uscita drastica dal mercato, talvolta con successo, ma spesso senza riuscire a fermare la chiusura definitiva. Anche le liquidazioni volontarie hanno ottenuto slancio, crescendo del 12,7% entro la fine del 2024, a dimostrazione di come le imprese stiano cercando di gestire al meglio un passaggio doloroso, ma ormai inevitabile.

Distribuzione geografica delle crisi e lezioni per il futuro

Il Nord-Ovest italiano emerge come l’epicentro delle crisi economiche delle aziende, ospitando il 30% delle chiusure totali. La Lombardia, simbolo di un’economia solida e trainante, non è stata risparmiata, evidenziando una crescita massiccia delle liquidazioni. Il fenomeno tuttavia non è confinato al solo Nord-Ovest. Altre aree, come il Centro Italia e il Sud, stanno anch’esse affrontando una crescita preoccupante nelle chiusure aziendali.

Analisi più approfondite mostrano che anche le Isole e il Nord-Est non sono immuni dall’ondata di fallimenti, malgrado abbiano seguito traiettorie leggermente diverse. La situazione economica instabile è un campanello d’allarme che invita a una riflessione su come prevenire future crisi e garantire la sopravvivenza delle imprese italiane. Saranno necessari interventi coordinati, tanto a livello nazionale quanto internazionale, per rafforzare il tessuto imprenditoriale e rilanciare la fiducia nel futuro dell’economia del Paese.