Pianificazione strategica
Cosa significa la pianificazione strategica?
- È un processo con cui:
- Si definisce l’insieme delle azioni/iniziative che verranno realizzate in un arco di tempo pluriennale (se fosse l’anno prossimo parlerei di pianificazione);
- Si misurano i risultati attesi (cerco di misurarli per avere sempre dei dati quantitativi e se riesco ad ancorare azioni a dei numeri è più semplice tutto).
Evoluzione studi sulle strategie
- Scuola classica di Harvard (Drucker).
- Scuola di Ansoff (strategic management).
- Scuola del valore aziendale (Porter).
- Modello resource based.
- Strategie reali di Mintzberg.
- Business idea ed apprendimento strategico (Norman).
- Formula imprenditoriale (Coda).
Nelle AP il concetto di strategia trova difficoltà a svilupparsi:
- Perché le AP tendono ad avere un comportamento autoreferenziale cioè noi facciamo benissimo;
- C’è una debolezza nelle pressioni esterne;
- C’è il duplice livello decisionale che adesso è stato chiarito nonostante dal 93 si dicesse cosa devono fare i politici e cosa gli amministrativi
- Gli orizzonti temporali della AP sono sempre di breve periodo perché il politico ha un mandato che dura 3-4 anni quindi gli organi che definiscono le strategie sono i politici che ogni 4 anni è destinato ad essere rieletto;
- L’architettura istituzionale non consente di definire con chiarezza compiti e responsabilità;
- Scelte e processi decisionali sono stati influenzati da un approccio giuridico riguardo solo alla forma (di strategia nelle AP se ne viene a parlare adesso grazie a Brunetta sennò si tenderebbe a non parlarne).
La pianificazione strategia:
- Nelle AP si inizia a parlare di strategia con il NPM in quanto si introduce l’autonomia gestionale e la responsabilità di risultati (Potete fare quello che volete e assumere quanto volete eccetera però devi rispondere in termini di risultati);
- Occorre però tenere presente che:
- In fase di istituzione alle AP vengono assegnati fini istituzionali da perseguire;
- La sopravvivenza delle AP è ancorata alla finanza di trasferimento annuale che male si concilia con scelte di lungo periodo (non sanno neanche quanti soldi avranno a disposizione l’anno dopo, quindi non si può andare a fare delle strategie);
- Nelle AP si opera in presenza di organi politici con mandati temporali (3-4 anni) che non coincidono necessariamente con la realizzazione della strategie (quindi il politico è molto sulla difensiva nel decidere una strategia perché magari il beneficio della strategia se lo prende quello che viene eletto dopo)
In una AP secondo quali logiche si individuano gli obiettivi di fondo (obiettivi strategici) e si formula una strategia?
Le scelte strategiche (obiettivi di fondo o strategici e strategie) risultano principalmente influenzate da:
- Fini istituzionali ed, eventualmente, programma di mandato;
- Attori chiave (politici, dirigenza, tecnostruttura) e loro relazioni (rapporti di forza, spoil system);
- Presenza di stakeholder in grado di influenzare il processo decisionale (ci sono questi 3 limiti che condizionano la scelta della strategia).
Secondo la dottrina, nelle AP, è possibile ricondurre i processi decisionali attraverso i quali vengono scelte le strategie a diversi modelli:
- Modello della razionalità limitata: la situazione attuale (risorse esistenti) dell’amministrazione determina le scelte strategiche e gli eventuali cambiamenti da introdurre (vedo tutto in negativo e quindi tendo a fare poco);
- Modello dell’incrementalismo: le decisioni dipendono dal potere dei singoli decisori e dalla loro abilità negoziale (sono sicuro che i soldi mi arriveranno perché ho persone abili che saranno in grado di farmi avere più soldi. È un modello sull’ottimismo);
- Modello umanistico: le scelte sono influenzate anche dall’effettivo coinvolgimento nel processo decisionale di stakeholder interni ed esterni (i rapporti tra regione e università di Genova sono forti. Ci ha dato molti soldi per le borse di dottorato).
Avevamo visto che secondo la dottrina le scelte strategiche delle AP possono avvenire sulla base di tre modelli:
- Quello della razionalità limitata che è un approccio negativista;
- Modello dell’incrementalismo (ne abbiamo visto un esempio con il sindaco di Genova ed è approccio negativo);
- Un modello più positivo è quello umanistico che si fonda sulla collaborazione delle persone che fanno parte della struttura della Pubblica Amministrazione. È il piano di sviluppo pluriennale dell’Ateneo Genovese, in queste si illustra la strategia e ogni anno fanno verifica tramite indicatori per vedere se hanno raggiunto gli obiettivi. Gli obiettivi sono esplicitati nel piano pluriennale. Le AP cercano di darsi da fare per introdurre la strategia.
La pianificazione strategica:
- La pianificazione strategica vuole condurre le AP (la strategia è individuazione di un modo per avere successo, vale per le imprese e per le AP) a gestire gli eventi non più in modo intuitivo o reattivo, ma strategicamente (si introduce la pianificazione strategica nella AP perché prima operava con logiche diverse cioè lo scopo era solo dare dei posti di lavoro invece con la pianificazione strategica gli eventi sono gestiti in modo strategico cioè per avere successo).
- La strategia consiste nell’individuare i fini e le modalità di loro realizzazione (concettualmente si tratta di elementi distinti che, in senso ampio, definiscono la strategia).
- Ma nelle AP i fini sono quelli istituzionali e le modalità di realizzazione sono condizionate dalla finanza di trasferimento annuale e dalla presenza di organi politici (bisogna vedere se l’organo politico vuole portare quella AP ad avere successo o se l’organo politico non ha interesse inoltre c’è il problema della finanza di trasferimento cioè i soldi arriveranno?, i fini istituzionali sono fissati con l’atto costitutivo della AP e non li posso più cambiare se ce li ho.
La mia strategia non può che essere orientata a fare didattica e ricerca, al massimo posso mutare il modo in cui lo faccio ma devo sempre fare queste due cose. I fini me li dà il decreto che ha istituito la pubblica amministrazione, poi ho i soldi che non so mai quanti ne ho, e poi ho gli organi politici che sono ai vertici e spesso non hanno le conoscenze).
Il politico vuole dare posti di lavoro per avere in cambio il voto. Gli obiettivi ora devono essere dare certa quantità e qualità di servizi, quindi è una logica del tutto diversa.
La strategia rappresenta il collegamento tra il momento politico e quello gestionale e si articola:
- Presentazione di un programma politico (quando i politici si presentano all’elettorato per farsi eleggere in quel momento c’è il fulcro e il cuore della strategia, dopo che sono stati eletti che cosa devono fare, eccetera);
- Definizione linee programmatiche di mandato (sulla base del programma politico presentato agli elettori allora sulla base di questo devono trasformare queste idee in linee di mandato cioè dicono in questi anni vogliamo fare questo. Il primo è politico puro, il secondo è politico. Il programma politico potrebbe differire un pò dal programma di mandato perché c’è già il coinvolgimento dei dirigenti degli amministratori);
- Individuazione di obiettivi gestionali (qui l’intervento dell’amministrativo è più forte rispetto a quello del politico. L’amministrativo dà delle belle sterzate a quegli obiettivi);
- Declinazione in piani operativi di azioni (c’è moltissimo gli amministratori).