Percorsi strategici dell’impresa nell’adattamento
- La crescita
- per espansione orizzontale
- per espansione verticale
- diversificazione della produzione
- conglomerazione
- La non crescita (= crescita modesta con tendenza a massimizzare la redditività)
- mantenimento delle dimensioni
- entrata in reti di imprese
- La cooperazione (significa anche non crescita)
- in rete
- fuori rete
Non bisogna confondere la visione strategica a lungo termine con la strategia che confluisce in un piano.
La crescita (ricordiamo ancora che non implica maggiore redditività)
È un percorso strategico da analizzare nelle sue manifestazioni, nei suoi indicatori e nelle sue conseguenze:
- Sviluppo dimensionale (non sempre all’aumento dimensionale corrisponde una variazione delle quote di mercato) con:
- Aumento dei costi senza aumento proporzionale dei ricavi: questo è dovuto agli investimenti, che, ovviamente, comportano dei costi. La conseguenza a breve sarà il pericolo di esclusione dal task environment.
- Aumento dei ricavi più che proporzionale ai costi → aumento della redditività.
- Aumento dei ricavi = aumento dei costi. Questo ha un effetto neutro sulla redditività, ma gratifica i dirigenti (al contrario degli azionisti, che mirano alla divisione degli utili), perché essi restano legati ad un vincolo di subordinazione ma, in tal modo, si rendono visibili e prestigiosi “sul mercato dei manager”. È un altro segnale evidente di conferma che l’obiettivo ultimo e finale dell’impresa non è il reddito. Ad esempio, il mercato borsistico apprezza chi non genera reddito, ma, comunque, investe.
- Crescita della quota di mercato: aumento dei ricavi e delle vendite rispetto alle altre imprese, riscontrabile attraverso indagini di mercato. Se un’impresa riesce ad essere dinamica può aumentare la quota di mercato: non è detto che l’impresa che è più grande abbia anche la maggiore quota di mercato.
- Se il settore è in rapida evoluzione, ciò significa che le politiche della nostra impresa hanno comportato un vantaggio competitivo che i concorrenti hanno subito (taluni saranno selected out).
- Se il settore è in via di maturazione o addirittura sta declinando, ciò significa che la nostra impresa riesce a sfruttare le nicchie oppure pratica un’efficace politica di differenziazione dei prodotti.
Per analizzare questi valori possiamo considerare i valori dell’attivo patrimoniale (che, tuttavia, non considera il capitale umano), in un dato periodo di tempo.
Non bisogna confondere gli indicatori e le conseguenze della crescita, con i fattori speculativi, ad esempio riscontrabili quando, nel breve periodo, si ha una crescita molto accentuata.
Le modalità della crescita
- Espansione orizzontale, ovvero crescita monosettoriale con:
- un’unica relazione prodotto-mercato;
- ricerca della DOM (dimensione ottima minima): costo medio di lungo periodo minimo possibile.
- penetrazione commerciale e differenziazione del prodotto;
- economie di scala: all’aumentare della capacità produttiva diminuiscono i costi medi, fino alla DOM.
- Integrazione verticale:
- Significa sviluppo dimensionale in settori a monte e a valle della produzione principale (detta core business), con integrazione funzionale: si creano/acquisiscono aziende che possono essere funzionali all’attività principale. Serve a rafforzare il core business, riducendone i rischi.
- Le risorse sono reinvestite (a meno che l’imprenditore non ceda l’azienda, una volta raggiunto il successo): la “Integrazione verticale” a monte consiste nella “crescita endogena”, ovvero nel reinvestimento delle risorse/competenze accumulate in crescita della capacità produttiva.
- Ricerca della DOM; una volta raggiunta si può decidere di entrare in altri settori per integrare verticalmente anch’essi.
- Accentuazione della differenziazione del prodotto.
- Le imprese non nascono integrate verticalmente, ma vi giungono col successo.
- Diversificazione della produzione:
- Entrata in settori diversi dalla core, ma correlati (related diversification)
- Quando si esce dal core business e dai core business dei settori correlati, si ha diversificazione.
- Ciascun business individua diversificate relazioni prodotto-mercato
- Conseguimento di scope economies (raggio d’azione in più settori)
- Il costo della produzione congiunta di beni/servizi diversi, in un unico sistema, è minore del costo della produzione di ciascun bene/servizio in imprese separate e autonome l’una rispetto all’altra.
- Si ha una capogruppo (un’impresa leader) o una holding. La holding ha, nel proprio attivo, fondamentalmente soltanto delle partecipazioni di controllo finanziarie nelle imprese fornitrici e tutte le imprese che rendono servizi alla core business, nonché partecipazioni nella core stessa.
- Implica una relazione di affari e non soltanto relazioni finanziarie, a differenza della conglomerazione, e segue una logica industriale e non borsistica.
- Conglomerazione (unrelated diversification):
- Diversificazione dei business ispirata ad una logica “finanziaria”, talvolta meramente speculativa
- Diversamente dalla diversificazione, l’ottica della strategia di conglomerazione è quella di acquisire parti di società (azioni), per aggredirle. L’impresa con tendenza al ribasso (spesso soltanto per mere questioni di sottovalutazioni di mercato) è definita “captive”. Il “raid” consiste nella corsa in borsa per tentare una scalata al controllo. È importante non lasciare capire al mercato che l’impresa controllata sta per essere svuotata di risorse a scopi speculativi. Di solito la crescita è esogena (cioè l’acquisizione di altre imprese).
Le crescite possono essere sia esogene (acquisizioni) sia endogene (reinvestimento) per qualsiasi percorso di crescita.